Che fine hanno fatto i 24 cfu? Verranno sostituiti dai 60? Negli ultimi mesi è calato un preoccupante silenzio sul requisito di accesso all’insegnamento, con molti precari costretti a brancolare nel buio. Era atteso un DPC alla fine di luglio, che avrebbe dovuto spiegare i termini dei 60 cfu, ma non è mai stato diramato.
NEWS – Le novità degli ultimi giorni arrivano dal ministro dell’Università Anna Maria Bernini, che ha rilasciato le seguenti dichiarazioni (a margine della Question Time all’interrogazione dell’esponente del Gruppo Misto Giuseppe De Cristofaro): «Condividiamo l’intenzione di chiarire i contenuti del Dpcm in tempi rapidi, auspicabilmente entro il mese di dicembre, permettendo così di confermare l’obiettivo temporale di avere la finestra di accreditamento nella prossima primavera, e quindi l’erogazione dei percorsi formativi nell’anno accademico 2023/2024» .
Il prossimo step, quindi, dovrebbe essere l’emanazione del Dpcm entro l’anno 2022. Successivamente, nei mesi primaverili, ci sarà la possibilità di iscriversi presso gli atenei, così da essere pronti per l’inizio dell’anno accademico 2023/2024.
NODI – Restano però da chiarire molti punti oscuri: non si è mai parlato né di numeri né di accesso, quindi, ancora non è noto quante persone potranno candidarsi, quante ne verranno prese e soprattutto con quali requisiti. Nei mesi precedenti, il senatore Mario Pittoni, responsabile del Dipartimento Istruzione della Lega, aveva dichiarato di voler seguire la scia del TFA, inserendo una selezione a numero chiuso con tirocinio, anche per chi ha già esperienza nel campo dell’insegnamento. Se dovesse passare questa linea però, si rischierebbe di essere troppo fiscali andando incontro ad una selezione qualitativa al contrario, e cioè indirizzando gli elementi più brillanti verso settori lavorativi alternativi alla scuola.
DUBBI – Al momento, l’unica certezza è che i crediti formativi non saranno meno di 60 e che ci sarà un periodo di tirocinio seguito da una prova finale (articolata in una verifica scritta e una lezione simulata). Inoltre, il numero di aspiranti da abilitare resta legato al fabbisogno, ma non è chiaro come questo possa conciliarsi con la necessità di abilitare più docenti possibile con una buona formazione, al fine di alzare la qualità della nostra offerta didattica.
Nelle prossime settimane ci si auspica maggiore nitore affinché tanti aspiranti docenti rimasti nel limbo, possano finalmente avere le idee più chiare sul proprio futuro.