The Lobster: la riproduzione meccanica dell’amore secondo Yorgos Lanthimos

da | Ott 5, 2022 | MONDOVISIONE

Era il 2015 quando il regista ateniese Yorgos Lanthimos, affiancato dai sodali di sempre (Efthymis Filippou alla scrittura e Thimios Bakatakis alla fotografia) girava il suo primo lungometraggio in lingua inglese, scegliendo come protagonisti un inedito e imbolsito Colin Farrell, inaugurando una collaborazione che si sarebbe rinnovata con «Il Sacrificio del Cervo Sacro», e un’eccelsa Rachel Weisz.

Rimproverato dai feticisti dei suoi primi lavori (Dogtooth e Alps) per aver «diluito» il proprio stile senza abbandonare la metafora in chiave grottesca, il regista ha voluto abbracciare una fantascienza priva di scenari decadenti ed effetti speciali, ma anche lontana dai guasti tecnologici di serie come Black Mirror, concentrandosi più sull’ingegneria sociale (e sulla demografia).

Nella conferenza di presentazione del film al 68esimo festival di Cannes, Colin Farrell ha sottolineato due aspetti fondamentali di «The Lobster» (e in generale della filmografia di Lanthimos, potremmo aggiungere) e cioè la vasta gamma interpretativa che ne rilascia la visione, incluso e soprattutto il finale aperto, ma anche la ridefinizione del concetto di libertà e sanzioni, e di come entrambi possano schiacciare l’individuo sotto il peso di finalità ideologiche, anche se apparentemente illuminate.

TRAMA

David, appena abbandonato da sua moglie, è costretto a recarsi in una villa immersa nella campagna inglese e a trovare un partner compatibile entro 45 giorni altrimenti verrà trasformato (con un ignoto rituale chirurgico) in un animale a sua scelta. Con lui c’è suo fratello Ben, che ha pagato la propria monogamia divenendo un border-collie.

Spaventato dalle norme dettate dalla comunità, come il non potersi masturbare, indossando un lucchetto alla cintura dei calzoni e un’artigianale manetta di cuoio al polso, David fa amicizia con un uomo con la zeppola e con un altro divenuto zoppo mentre ricercava la madre trasformata nel mezzo di una muta di lupi e, dopo aver rifiutato le avances di una donna di mezza età palesemente disperata, decide di flirtare con una ragazza «priva di sentimenti», mostrandosi cinico per evocare la compatibilità imposta dalle regole della casa.

La donna lo provocherà compiendo un atto aberrante che lo indurrà al pianto e a quel punto, rischiando di essere denunciato, David fuggirà aiutato da una cameriera che collabora con la seconda comunità della zona, quella dei solitari: cacciati dagli appartenenti alla villa, poiché ad ogni cattura guadagnano 24 ore da sommare ai residui giorni di permanenza, i solitari lo accoglieranno rivelando un sistema di regole speculare e, se possibile, ancor più rigido rispetto a quello della casa.

Fra visite in (finta) coppia alla città per far rifornimento e andare a trovare i genitori della propria leader, e perturbanti balletti nel bosco («noi scegliamo la musica elettronica, così possiamo danzare da soli») David si innamorerà di una donna con la quale condivide un’innocente miopia, ma anche in questo caso verrà scoperto e nell’epilogo si troverà a fare i conti con la profondità dei propri sentimenti, e con quanto sia disposto a perdere per essi.

Con una colonna sonora che alterna musica classica a Nick Cave («Where the wild roses grow») e una fotografia gelida come l’antinaturalistica recitazione del cast, con degli slow-motion che riescono a creare una strana sintesi comico-tragica, «The Lobster» si candida a divenire una delle pellicole più discusse dell’ultimo decennio.

Piccolo aneddoto: l’aragosta, l’animale che sceglie di diventare David in caso di fallimento nella ricerca del partner (perché è longeva, ha il sangue blu come i nobili e vive in mare, che lui adora) non è stata una scelta di Farrell che le avrebbe invece preferito un barbagianni.

LANTHIMOS FUGGENTE

Il sovvertimento delle basilari regole di convivenza sociale è il fondamento della grammatica filmica di Yorgos Lanthimos, al punto che in The Lobster ci ritroviamo di fronte a due atti e a due comunità: da una parte i single forzati che sono «costretti» a innamorarsi, dall’altra i solitari per scelta che non possono innamorarsi, pena atroci punizioni corporali e una preventiva inumazione.

È una società ucronicamente malata quella descritta dal regista di origini greche che codifica l’incodificabile (come la compatibilità di coppia, che da amenità zodiacale diviene l’unico requisito per la sopravvivenza) e trasforma i figli, in prestito da chissà quale altra casa, in un semplice corroborante al possibile talamo, ma al di là degli sfregamenti erotici da parte delle cameriere cui sono sottoposti tutti i residenti (senza «happy ending» ovviamente) che confezionano la libido in frustrazione funzionale alla ricerca, sono i siparietti didattici cui gli invitati sono costretti ad assistere (che magnificano la superiorità della coppia sul singolo/a) a frastornare lo spettatore, richiamando in chiave coniugale, ma non meno mostruosa, le raccontatrici erotiche del Salò Pasoliniano.

Si potrebbe pensare all’attualissima metafora demografica, ma The Lobster va ben oltre poiché, ingabbiando l’amore in una sorta di socialismo repressivo la cui pena è la coppia, ne crea un doppio deforme che vive ogni intimità in modo meccanico o distorto, al punto di trasformare la solitudine in reato.

E nell’era della condivisone massiva, l’amore mimato non è forse il rovescio di una solitudine irripetibile e malata? Se quest’ultima può essere una scelta, allora deve esserlo anche la morte, scrive Aldo Busi in uno dei suoi ultimi libri, ma nello spazio concentrazionario di. Lanthimos, che fonde al rigore estetico di Kubrik la scansione letteraria di Von Trier e un gusto per gli esterni che ricorda il Buñuel de «Il Fascino discreto della Borghesia», la morte è accettata se non incoraggiata, mentre la solitudine è il male assoluto.

Sia la solitudine che l’amore divengono aberrazioni se si cerca di codificarle al punto che David, dopo aver infranto sia le regole di coppia che quelle dei solitari, si troverà a dover decidere da solo, e forse non ne sarà più capace.

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