I prossimi giorni saranno decisivi per il decreto n.36, al cui interno è presente la riforma sul reclutamento docenti.
ULTIME – In virtù delle elezioni amministrative, i partiti politici sono rimasti fermi e soltanto nelle prossime ore torneranno a valutare il provvedimento: allo stato attuale il decreto è al vaglio delle Commissioni Affari Istituzionali e Istruzione del Senato. Spetterà quindi ai senatori una qualsiasi decisione su eventuali modifiche, mentre il testo definitivo dovrebbe essere divulgato il 20 giugno a Palazzo Madama. L’idea iniziale di Bianchi non convince, pertanto il Governo si è messo subito all’opera per cercare un accordo. Un cambiamento radicale del provvedimento è impensabile, mentre l’ipotesi più verosimile sarebbero alcune modifiche, tese a un «ammorbidimento» di Sindacati e mass media.
Il Governo è al lavoro per trovare 470 milioni per salvare la carta del docente, che nei piani ministeriali (a partire dal 2027) dovrebbe subire una decurtazione di 125 euro, passando dagli attuali 500 a 375 euro. Ma c’è anche il problema dei tagli a causa della denatalità, che dovrebbero portare a una riduzione di 11.600 posti di lavoro.
PARTITI – Le idee cambiano da partito a partito: secondo l’opinione del Partito Democratico, il percorso abilitante non può avere inizio dalla laurea triennale, come attualmente previsto dalla riforma, ma dovrebbe partire dalla magistrale. Diametralmente opposta la visione di Forza Italia, per la quale ritardare il tutto porterebbe molti studenti fuori corso.
Un’ipotesi potrebbe essere l’assunzione semplificata per i precari con almeno 3 anni di servizio: nell’eventualità in cui il docente abbia almeno un anno nella classe di concorso specifica per cui è candidato, i cfu potrebbero non essere richiesti. Da valutare anche la questione della formazione incentivata, con il P.D. che ha proposto un anticipo degli scatti di anzianità. Rovente anche il dibattito sull’eliminazione dei test a crocette nelle prove concorsuali, che dovrebbe avvenire dal 2025 in avanti (al termine della fase transitoria).
I docenti attendono novità che, nel caso specifico, dovrebbero arrivare in tempi molto brevi.