Prepararsi a diventare docenti è una missione per molti uomini e donne che, sin dall’età adolescenziale, ripongono nell’insegnamento la propria speranza di un lavoro soddisfacente anche da un punto di vista relazionale. Nonostante ci si lamenti spesso dell’eccessiva mole burocratica e degli stipendi irrisori, sia in rapporto ai corrispettivi europei che commisurati alle responsabilità del lavoro stesso, diventare insegnanti resta un’ambizione per moltissimi ragazzi e ragazze. Il percorso di formazione ha subito negli anni molte variazioni ed ora si sta per assistere a un ulteriore cambiamento. Seguiamone le evoluzioni nell’ultimo decennio.
L’ERA TFA – Correva l’anno 2012: da almeno cinque anni non si aveva un ciclo di SSIS (scuola per la specializzazione all’insegnamento) precipitando nello sconforto gli aspiranti docenti le cui accese proteste portarono al nuovo percorso: tirocinio formativo attivo. Molto ridimensionato nei tempi (a fronte dei due anni della SSIS in alcuni atenei il percorso si concludeva in un semestre), il corso permetteva, previo superamento degli esami e svolgimento di tirocini pratici, di accedere all’allora seconda fascia delle graduatorie: in pratica, c’era la possibilità di essere chiamati precedentemente nell’assegnazione delle supplenze. A parte i numerosi scandali relativi alla prova preselettiva (in alcuni test furono abbonate per criticità addirittura 23 domande su 60), ci fu una levata di scudi per due motivazioni: in prima istanza, si perse il valore concorsuale che aveva la SSIS, escludendo quindi gli abilitati dalle graduatorie ad esaurimento; inoltre, i primi abilitati non furono inseriti immediatamente nella seconda fascia, e dovettero aspettare l’anno successivo per l’aggiornamento delle graduatorie.
L’ERA PAS – Poco dopo l’istituzione del primo ciclo di TFA, in molti rivendicarono la necessità di accessi semplificati in virtù dell’esperienza già maturata sul campo. Ne nacque un vero e proprio scontro ideologico tra gli appena abilitati (“tieffini”) e coloro che avrebbero intrapreso il percorso denominato PAS. In virtù di almeno tre anni di insegnamento, venivano infatti eliminate le prove di accesso, beneficiando direttamente della fruizione dei corsi (coi relativi esami da sostenere). Due erano le posizioni contrastanti: in molti sostenevano fosse ingiusto per gli abilitati TFA, tra cui rientravano anche persone con ben più di tre anni di servizio, ritrovarsi con un titolo che dava le stesse opportunità del PAS; sul versante opposto, invece, gli abilitati con il PAS rivendicavano la forza dei tre anni di servizio. Questa accesa battaglia, che ha portato alla creazione di un Comitato Nazionale in difesa dei Diritti del TFA, ha dato un diverso peso a quest’ultimo nelle graduatorie.
NUOVE SOLUZIONI – La nuova forma di reclutamento prevista dall’attuale Ministro Bianchi consisterà, probabilmente, in un percorso di 60 CFU: nel dettaglio, 24 CFU saranno ottenuti con la partecipazione al tirocinio e i restanti attraverso corsi ed esami. La soluzione mira al raggiungimento di un obiettivo in particolare: permettere concorsi annuali per il ruolo, in virtù delle necessità del mondo della scuola. Tali concorsi, inoltre, saranno semplificati anche in base alla relativa riforma del decreto Brunetta: un test scritto a risposte chiuse, superato il quale si accederà all’anno di prova con la conseguente discussione finale dell’elaborato.