«I fascisti non sono democratici, i no vax non credono più nella democrazia, quindi i no vax sono fascisti».
Partiamo da questo falso sillogismo, la cui premesse (o proposizioni) non sono entrambe vere visto che la seconda, differente anche nel contenuto dalla prima dato che assimila al non «essere democratici» il «non credere più nella democrazia», che sono cose ben diverse se non addirittura antitetiche, è una generalizzazione e un giudizio di valore.
Il 9 ottobre scorso, i disordini di Roma e l’assalto al primo piano della sede della CGIL da parte di un gruppo di militanti di Forza Nuova, da cui sono piovuti arresti e misure cautelari, oltre a destare preoccupazione nelle forze dell’ordine per il successivo G20 capitolino, hanno diviso (o sarebbe meglio dire «polarizzato», termine più caro al lessico pandemico) l’opinione pubblica fra chi minimizza il fenomeno derubricandolo ad isolato gesto di pochi facinorosi, e chi invece parla di «pericolo nero».
Se da un lato la composita (anche politicamente) galassia no vax ha già in larga parte preso le distanze dall’episodio proclamando la natura non violenta delle proprie proteste, dall’altro è innegabile che le tiepide reazioni della Destra istituzionale e la natura di certo non filogovernativa del mondo no vax, no green pass, no mask, sollevano un problema di natura politica, se non identitario.
LA DESTRA ESTREMA IN ITALIA – Nell’analisi, complessa e stratificata, dei movimenti neofascisti in Italia, costituiti da poche principali realtà e da una moltitudine di sigle (a volte con una sola dozzina di adesioni) che funzionano da vasi comunicanti, e che condividono il minimo comune denominatore del rispetto incondizionato per la figura di Benito Mussolini, bisogna andarci con i piedi «di piombo».
Casa Pound
Fondata alla fine degli Anni Novanta da Gianluca Iannone (che oggi ne è il presidente), ha come simbolo la tartaruga, che secondo la tradizione orientale porta sulla schiena la conoscenza del mondo e che quindi ben ne rappresenta la radice identitaria. È il gruppo neofascista più numeroso dello stivale e si ispira, nei nomi oltre che nei simboli, al Fascismo degli esordi (1919); molto popolare fra gli studenti, e fino a qualche anno fa vicina alla Lega di Salvini che poi ne ha preso le distanze, possiede una Radio e una casa editrice (Altaforte), una squadra di rugby e una catena di ristoranti, oltre che avere una serie di pub di riferimento dislocati nelle varie regioni, ma al di là delle attività laterali (gruppi teatrali, arti marziali, escursionisti e subacquei) è la natura socio-assistenziale l’ossatura di un movimento filo-ecologista che al momento sembra aver passato il testimone no vax a Forza Nuova, e che ai suoi due estremi ha dei riferimenti culturali «alti» (Pessoa e Kerouac, fra gli altri) e la pratica della «cinghia mattanza», che consiste nel prendersi a cinghiate durante l’esecuzione dell’omonima canzone composta proprio dal Iannone per il gruppo di cui è il frontman (Zetazeroalfa).
Forza Nuova
Di matrice anticapitalista, antibolscevica e ultranazionalista, ma non antisemita, Forza Nuova è nata nel 1997 su iniziativa di Roberto Fiore e Massimo Morsello (poi deceduto nel 2001) e si ispira alla Guardia di Ferro rumena fondata degli Anni Trenta da Codreanu, al punto che le sue sedi italiane si chiamano cuib («nidi», in rumeno).
Antiabortisti e ultracattolici, i membri di Forza Nuova sono ovviamente omofobi e per la difesa della famiglia contro la filosofia LGBT: l’ascesa di Giuliano Castellino, attualmente braccio destro di Fiore e storico frequentatore dello stadio Olimpico, ha ridisegnato l’identità del movimento in chiave no vax, ma con una sfumatura così «stradaiola» (se non squadrista) da provocare una scissione coi membri meno estremisti, confluiti poi nel Movimento Nazionale-Rete dei Patrioti.
Altri movimenti degni di nota sono Casaggì di Firenze o la lombarda Lealtà Azione, ma al di là dell’infinita tassonomia di ispirazione neofascista (fra cui i gruppi di destra extraparlamentare confluiti nella sigla Ares), e della recente colonizzazione/manipolazione delle chat di Telegram, a preoccupare è la loro prossimità con la Destra istituzionale e il progetto nemmeno così velato di comandare le piazze tramite il proselitismo no vax, per avere una merce di scambio coi partiti di Governo, e nello specifico con Fratelli d’Italia (chiamata ad esprimersi sulla possibile cancellazione di Forza Nuova dopo i tafferugli del 9 ottobre, la Meloni ha valutato l’ipotesi solo in chiave giuridica e non politica e, più in generale, la Destra Parlamentare si è limitata a condannare in tali manifestazioni qualsiasi evento eversivo di natura violenta, senza entrare nello specifico).
NAZI SKILLS – Da tre anni un’inchiesta coordinata dal Procuratore di Napoli, Giovanni Melillo (e dai sostituti Ardituro e Onorati), che parte dalla Campania, con dieci indagati, ma che si è estesa a tutta la penisola, indaga la genesi di gruppi di ispirazione neonazista, con basi suprematiste e negazioniste, in contatto fra loro tramite Telegram o il popolare social russo Vkontakte (VK), che accolgono fra le proprie file veri e propri combattenti (anche donne) addestrati in campi ucraini nell’uso di armi, nella costruzione di ordigni e nel corpo a corpo (in particolare nella letale pratica del Krav Maga), sulla scia delle teorie antisemite di Adolf Hitler.
Dall’ «Ordine Naturale di Hagal», fondato dal 42enne Ammendola, un’associazione spirituale-religiosa che dietro un’abile copertura mediatica nasconde pericolose derive settarie di natura xenofoba ispirate al famigerato battaglione ucraino Azov, e la cui finalità sarebbe «una rivoluzione nazionale antidemocratica, antisemita, anticomunista», si arriva ad alcuni fuoriusciti di Forza Nuova e a un centinaio di filonazisti dichiarati.
L’elemento perturbante, al di là dei numeri che restano per ora irrisori, è l’aspetto pedagogico-didattico di leader (come il citato Ammendola) che dietro la patina da imbonitori invitano i propri adepti a non usare termini come «ebreo» o «omosessuale», per lo meno all’inizio, in modo da attirare i più curiosi senza spaventarli, curiosi in larga parte giovani, se non giovanissimi.
L’esca, che più che l’amo nasconde una croce uncinata, e che essendo contrabbandata essenzialmente sui social attrae maggiormente i nativi digitali, è il complottismo e il senso di accerchiamento, con la convergenza del disagio sociale in un’ideologia che rifiuta la complessità sostituendo a un’analisi trasversale del mondo, l’individuazione di un nemico la cui rimozione garantirebbe la tanto auspicata, e ormai perduta, pace sociale.
«La tecnologia non ha morale e non ha valori; e i leader autoritari hanno capito come sfruttare questa mancanza di etica», scrive Maria Ressa, premio Nobel per la pace 2021. Le fa coro Alessandro Campi quando descrive l’identificazione destrorsa fra leader e ideologia, veicolata dal martellamento propagandistico e dalla comunicazione istantanea, da tendenze individualiste e pulsionali che offrono soluzioni sommarie e contraddittorie come invocare l’intervento statale per la chiusura dei porti e poi inneggiare alla distruzione di quello stesso Stato che imporrebbe una dittatura sanitaria.
L’algoritmo e il meccanismo anti-dialettico delle eco-chambers rendono il digitale (o il digitalismo, visto che siamo nel campo delle ideologie) una duttile pasta nelle mani di questi sedicenti leader, in grado non solo di realizzare il pensiero unico orwelliano e la riscrittura della Storia ma, attraverso il negazionismo, persino la sua descrittura.
RESPONSABILITÁ ED EMERGENZA SOCIALE – Sensibile alla filosofia gender e ai movimenti LGBT+, ecologista, europeista e pronta a condannare gli estremisti di destra ma incapace di far sciogliere Forza Nuova nel 2000 in scenari ben più preoccupanti dello scorso 9 ottobre, la sinistra italiana non analizza il crescente peso elettorale della Destra istituzionale, né l’assenteismo dalle urne che riguarda più la delusione del suo popolo che non l’intraprendenza d’opposta fazione.
L’abolizione delle preferenze e l’incapacità di costruire una vera cultura politica al punto di oscurare i partiti dietro presunte coalizioni pronte a sciogliersi dopo l’agone elettorale, hanno impedito al Pd di individuare la vera emergenza democratica che non ha niente a che fare con le frange estreme del suprematismo neonazista: in Italia ci sono 5,6 milioni di persone che vivono in povertà assoluta e 8 in povertà relativa, l’analfabetismo di ritorno è al 30% e al 33% l’esclusione sociale, la dispersione scolastica cresce vertiginosamente e siamo al ventiseiesimo posto tra i paesi OCSE per investimenti sulla ricerca, spendendo per la cultura il 50% in meno dei nostri cugini d’oltralpe.
Sommerse dal cemento e abbandonate dalle istituzioni, le periferie sociali trovano sostegno solo nell’imitazione criminosa di welfare offerto dalle mafie, e l’isolamento culturale e scolastico incoraggia i giovani al più bieco populismo.
Il collasso climatico e la necessità da parte dei paesi più avanzati (e inquinanti) di aiutare le nazioni del terzo e Quarto Mondo nella transizione ecologica, sono divenuti un paradigma universale per capire che non può esistere crescita, o salvezza se vogliamo uscire dal progressismo antropocentrico, senza giustizia sociale.
Continuare a leggere la realtà rimasticando categorie novecentesche non è malinconico (avrebbe una sua dignità letteraria) ma nostalgico, quindi pericoloso, poiché il vero Fascismo non è un periodo storico ma la tendenza (diceva Pasolini) a voler conservare un Passato immobile e ormai defunto, interpretando il presente con l’elenco dei treni di vent’anni prima.
Mussolini sosteneva di non aver inventato il Fascismo ma di averlo semplicemente estratto dall’inconscio degli italiani, Flaiano che in Italia esistono due fascismi, il Fascismo e l’Antifascismo: invece di usare questo vocabolo in modo strumentale per screditare chi la pensa diversamente da noi, sarebbe il caso di emanciparsi da una cultura curvaiola che riduce le idee a opinioni e la partecipazione a sterile adesione, puntando alla «parresia» greca, e cioè al dovere di dire la verità, e non la post-verità tipica dei tifosi.
Germano Innocenti