L’Associazione Italiana di Cultura Classica, realtà ad ampio respiro in merito alla valorizzazione della cultura
greco-latina, ha una delle sue più antiche delegazioni sul territorio romano. Abbiamo intervistato uno dei
suoi membri, Marcello Nobili, che si appresta a moderare la prima edizione del seminario «La Storia dietro
le storie – Le radici culturali del mito», valevole sia come formazione per i docenti che come attività di PCTO
per gli studenti che ne prenderanno parte.
Come mai è stato scelto proprio il tema del mito?
A partire dal 2018, l’offerta di seminari e corsi di aggiornamento in discipline umanistiche, e segnatamente
in discipline attinenti al mondo antico, è raddoppiata, se non triplicata, anche in virtù – o per colpa! – della
spinta alla digitalizzazione comportata dalla crisi COVID-19. Esistono numerose iniziative attorno al ‘mito’
nel suo significato più ampio. Leader nella ricerca e nella divulgazione è oggi il centro Antropologia e
Mondo Antico di Siena, con cui abbiamo felicemente collaborato. Tuttavia, in passato come oggi, la
Associazione Italiana di Cultura Classica, di cui noi di Roma siamo una delle unità sul territorio
(«delegazioni») più antiche, ha spesso posto al centro delle sue ricerche, vuoi scientifiche vuoi divulgative,
l’analisi del racconto mitico nella cultura greco-romana: racconto che per gli antichi non è favola, ma
metafora, o chiave di lettura, della vita umana tramite storie complesse e talora oscure, in quanto nascenti
dalla stratificazione di tradizioni che dipanano una rete larga millenni – e lo vedremo nel primo incontro del
15 ottobre – e lunga migliaia di chilometri, dall’India alle Alpi e oltre. Il mito, nelle poleis greche classiche, è
una tradizione rispettata, istruttiva, ma pesante da sopportare mentre nella cultura romana è un tentativo
di trovare un’origine nel solco della tradizione greca (che faceva scuola al mondo, anche nel senso letterale
del termine), per assecondare il bisogno di costruirsi un pedigree e nobilitare la città che stava prendendo il
sopravvento nella Penisola.
Ci può spiegare di cosa si tratterà? Perché il titolo, “La Storia dietro alle storie”?
Due domande che, in realtà, ne rappresentano una. Il titolo contiene un non irresistibile gioco di parole fra
il termine Storia antica, intesa naturalmente come disciplina, e il suo plurale, che ha un significato ben
diverso, quello appunto di «favola», o narrazione ma con un profumo di finzione. Volevamo che sin dal
titolo si delimitasse lo scopo degli interventi – quattro, come da locandina, in questa prima edizione. Scopo
non è parlare del mito per dilettare l’uditorio con casi bizzarri e permettere alla fantasia di librarsi, scopo
nobilissimo ma alieno dalla divulgazione scientifica come la intendiamo noi; insomma, non il mito come
narrazione ludica, e neppure il mito come chiave per scavare nella psicologia individuale (lettura che da un
secolo prevale a livello di divulgazione). Abbiamo chiesto invece a specialisti giovani, dotati di un linguaggio
e di una metodologia di lavoro rigorosi, ma anche della sensibilità di chi è stato studente fino a «poco fa»,
di introdurre il pubblico, che è elettivamente ma non esclusivamente quello degli ultimi anni di Liceo, ai
metodi e ai problemi di uno studio storico dei dati forniti dal mito. Ogni intervento ha una parte generale,
di inquadramento, e una parte specifica, dove entrambi i dialoganti, a turno, mostrano come la propria
ricerca possa orientare il giovane spettatore sulla strada della scoperta di interessi nuovi, insegnando – ed è
lezione estremamente valida – come si possa fare ricerca vera anche sulle «storie», ricerca faticosa,
appagante, benché diversa da quella laboratoriale, tipica delle hard sciences.
La vostra associazione vanta già molti anni di progetti. Quali sono quelli di cui va più fiero?
Alla fine del 2020 abbiamo avuto, forse per primi in Italia, l’idea di lanciare un concorso per le scuole
(KineHellenika) nel quale gruppi di studenti, guidati da un referente, hanno creato alcuni piccoli videoclip
volti a illustrare un termine della lingua greca, un termine gravido di significato tanto per gli antichi Ateniesi
quanto per il lessico intellettuale europeo moderno; la consimile iniziativa di aprile 2021, (LatineVideo),
riguardante il lessico latino, ha avuto un successo nell’ordine di centinaia di partecipanti, nella scia del
primo esperimento; infine, lo scorso maggio, il concorso ScriptaLegamus, dove gli alunni, dopo aver «adottato» una iscrizione antica o moderna del proprio quartiere spiegandola in tre minuti, hanno potuto
riappropriarsi delle strade e delle piazze delle proprie città. Infine, il ciclo di una ventina di conferenze su
aspetti generali (con possibilità di domande e di dibattito) storici, letterari, legati all’ampio concetto di
«lingua latina», voluto dalla Presidenza nazionale della AICC, manifestazione entro la quale si incastonava il
concorso LatineVideo, sempre nel mese di aprile 2021, che ha avuto un picco di settecento spettatori. Un
traguardo di tutto rispetto, stante l’esiguità di forze e di disponibilità della nostra Associazione (non a scopo
di lucro).
Quali sono i prossimi progetti in cantiere per l’anno scolastico 2021-2022?
Sicuramente una riproposizione dei concorsi dell’anno precedente e delle relative giornate di studio e di
orientamento post-diploma, utili non solo per i maturandi del Liceo Classico, ma per tutti i Licei. Ci saranno
anche dibattiti, sempre a livello altamente divulgativo, su libri recentemente pubblicati, dove gli autori
saranno debitamente «torchiati» dal proprio ospite; visite guidate a luoghi-simbolo del mondo italico
d’epoca romana, non solo nella città di Roma; tavole rotonde su aspetti della ricerca o della didattica del
mondo antico, destinati per lo più a docenti, ma non solo.
Nell’epoca dalla DAD si parla sempre di più di digitalizzazione dell’educazione. In che modo questo aspetto
può conciliarsi, secondo Lei, con le istanze del mondo classico?
Fermo restando che il contatto con il materiale che dà sostanza alla cultura antica, e naturalmente allo
studio della stessa, che è il libro, che è il vaso, che è la moneta di bronzo o d’argento – e i relatori che
abbiamo invitato per la primavera prossima ce lo mostreranno con splendide immagini da commentare-
non può essere sostituito agevolmente, si deve notare che, per la prima volta in cento anni, grazie ai
software per videoconferenze, ai cellulari, alla Rete ad alta velocità, liceali di Cagliari, bravissimi, liceali di
Ragus, appassionatissimi, liceali di Manduria, espertissimi, hanno potuto prender parte ai lavori,
collaborare, nel vero senso della parola, con noi della AICC di Roma. Ci siamo sentiti tutti quanti al centro
d’Italia!