Quelle che stanno per iniziare sono settimane cruciali per il Green Pass: se da un lato, infatti, da ieri è
necessario presentarlo sui mezzi di trasporto a lunga percorrenza ed è d’obbligo per tutto il personale
scolastico, dall’altro infuria il dibattito politico a ridosso dei giorni in cui è prevista l’eventuale conversione
in legge del decreto. Ricordiamo che, se dopo 60 giorni un decreto-legge non viene convertito dal
Parlamento, decade definitivamente con valore retroattivo. Vediamo com’è andato questo primo giorno di
obbligo di pass nelle scuole, e le misure attuative emanate dal Ministero dell’Istruzione.
CONTROLLO DEL PASS – Allo stato attuale, il controllo del pass è obbligatorio per i dirigenti scolastici, che
rischiano anche multe salate in caso di inadempienza; nel frattempo si è in attesa della piattaforma
annunciata dal Ministro Bianchi, che semplificherebbe di molto la pratica, tutelando anche il tanto evocato
(soprattutto nelle ultime settimane) diritto alla privacy. Tale piattaforma, infatti, permetterebbe
quotidianamente di consultare il pass dei propri dipendenti in servizio: solo in caso di semaforo rosso i
dirigenti non consentirebbero l’accesso ai docenti nel plesso scolastico e dopo i 5 giorni, anche non
consecutivi, di inadempienza, scatterebbero le prime sanzioni. In attesa di questo strumento, che sarà
condiviso tra il Ministero della Salute e il Ministero della Pubblica Istruzioni, i dirigenti sono chiamati al
controllo tramite l’App VerificaC19, già attualmente in uso nei luoghi pubblici dove vige l’obbligatorietà del
pass.
GIORNO 1 – Non è certo un mistero che più di un docente non sia ancora in possesso del green pass: basta
aprire i forum o le piattaforme dedicate per vedere come si accenda il dibattito in merito. Non solo esiste
una categoria di irriducibili che, per convinzioni personali, ha deciso di non vaccinarsi; a questi si aggiunge
una parte consistente di personale scolastico che, seppur vaccinato, rifiuta il pass per questioni di principio,
anche alla luce del fatto che, fatta eccezione per il comparto sanitario, sono gli unici dipendenti a cui è
richiesto il possesso della certificazione verde per poter lavorare. Intanto ieri sono arrivati i primi dati
ministeriali che monitorano la situazione e, come sottolinea la nota diramata dal Ministero dell’Istruzione:
“sono solo poche decine i casi di docenti o componenti del personale ATA che oggi non erano in regola con
il green pass al momento dell’ingresso nella loro sede scolastica”. I dati non sembrano quindi preoccupanti,
anche se va ricordato che molti collegi docenti sono stati svolti a distanza: il vero banco di prova sarà la
settimana del 13 settembre, quando in quasi tutte le regioni ci sarà l’avvio delle lezioni in presenza.
IL DIBATTITO POLITICO – La questione green pass infiamma l’agone politico: non bisogna dimenticare,
infatti, che in molte città incombono le elezioni comunali: tra le altre, Roma, Milano, Napoli, Bologna,
Torino, Trieste, Salerno, Latina, Ravenna. Lo scontro, quindi, cerca di intercettare i desideri di un gruppo
non poco consistente di no-vax e critici del green pass. A riprova di questo, non solo Fratelli d’Italia ma
anche ex esponenti del Movimento 5 Stelle e la Lega, hanno votato in commissione alcuni emendamenti
apertamente contrari al green pass. Sebbene non siano passati, il dibattito si è cronicizzato, considerando
anche che la Lega è un partito di maggioranza: la rivendicazione del leader Matteo Salvini in merito alla
concessione di tamponi gratuiti apre, di fatto, un solco nella stabilità (e uniformità) del Governo in carica.
Diritto alla (d)istruzione pubblica
L’articolo 34 della nostra Carta costituzionale recita così: «La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti...