Ormai giunti al 70% di vaccinati sopra i dodici anni e con una larga parte della popolazione scolastica che ha ottenuto il green pass, non si è però al riparo da possibili nuovi contagi visto che anche la doppia dose non garantisce in modo assoluto trattandosi di vaccino sperimentale; una delle possibili soluzioni potrebbe essere l’utilizzo dei tamponi salivari (meno invasivi), dato che l’Iss ne ha autorizzato l’uso a campione in scuole sentinella, e sono in molti fra gli esponenti politici a richiederne la gratuità, basandosi anche sul modello francese che, sprovvisto di green pass per i lavoratori della scuola, ne ha già acquistati 600 000 a settimana.
GREEN PASS
Una delle maggiori criticità, in merito all’applicazione del decreto legge sul Green Pass, è che se un docente se ne presenta sprovvisto a scuola (e quindi non gli è consentito l’accesso), la ricerca di un supplente va effettuata giorno per giorno poiché fino al quinto egli potrebbe regolarizzare la sua posizione e, mentre per la scuola dell’infanzia e primaria è ancora agevole trovare dei sostituti quotidiani, è praticamente impossibile farlo per la secondaria, col risultato di ledere in modo significativo il diritto allo studio dei ragazzi, in termini di continuità oraria.
Nel frattempo, è al vaglio del garante della Privacy il varo della piattaforma web che dovrebbe consentire un controllo massivo dei pass evitando quello puntuale alla porta, ritenuto vessante e inattuabile dalla maggior parte dei dirigenti scolastici (almeno per quando arriveranno i ragazzi, visto che dal 1 settembre, in assenza delle scolaresche, la verifica sul personale sarà più snella da effettuare); resta un serio problema di privacy e, per molti, di legittimità visto che l’introduzione del Green Pass in Europa non avrebbe dovuto comportare alcun obbligo surrettizio-vaccinale e ad oggi, ipso facto, così non è.
Oltretutto, mancando sia una circolare che un DPCM, ed essendo il decreto estivo nato in modo unilaterale e senza un adeguato dibattito fra le parti (sindacali e non), in attesa che al 7 ottobre si converta in legge, previe alcune (auspicabili per molti) modifiche, si rischia che molti dirigenti si muovano anarchicamente con circolari arbitrarie, e spesso illecite.
Aspettando che il 2 settembre le Regioni consegnino il piano della mobilità del trasporto pubblico al Governo (altra questione fortemente dibattuta, poiché non avrebbe senso migliorare la sicurezza interna alla scuola se appena usciti il rischio di contagi diventasse uguale o maggiore rispetto a prima), resta il tema delle classi-pollaio, con una su due non a norma, né in termini contingenti al contenimento pandemico, né in termini generici di sicurezza: servono più fondi, nonostante il Governo ne abbia già erogati molti, e maggiori risorse umane (vedi la stabilizzazione dei precari), ma l’obiettivo dovrebbe essere quello di ridurre il numero di alunni per classe in modo da migliorare la qualità della didattica e di trasformare in svolta una situazione emergenziale.
IL NODO TAMPONI
Se è vero che un vaccinato può contrarre il virus, è altrettanto vero che ha molte meno probabilità di contagiarsi e contagiare rispetto a chi non ha assunto il vaccino: partendo da questo presupposto, un’autorevole voce (ANP) è contraria alla gratuità dei tamponi poiché se un individuo sceglie di non assumere le due dosi e poi si ammala, non solo grava sul sistema sanitario nazionale ma prende il posto di un altro eventuale degente, com’è avvenuto sotto pandemia a molti malati oncologici o con problemi cardiovascolari che si sono visti rimandare i propri interventi, quindi lo Stato provvede senza costi aggiuntivi a curare e a somministrare i vaccini, ma non a donare i tamponi.
Ovviamente vale il rimborso del loro utilizzo per i soggetti fragili, e cioè per chi non può (e non per libera scelta) vaccinarsi.
Diversa è la posizione dell’ANIEF, che si dichiara a favore dei tamponi salivari gratuiti per tutti, vaccinati o meno, se si tratta di una misura tesa a proteggere le persone e non semplicemente utile al tracciamento.
VERSO IL NUOVO ANNO SCOLASTICO
In molti lamentano una certa ambiguità del Protocollo di Sicurezza che non riconosce il rischio biologico, soprattutto per gli insegnanti della scuola dell’infanzia (non tutelati dall’uso della mascherina), mentre andrebbe rilanciato il ruolo del referente Covid, che è stato pressoché dimenticato, e che nei nuovi scenari potrebbe vedere i propri incarichi di gran lunga amplificati.
La parola-chiave, a prescindere dai molti temi aperti, è la formazione che quasi tutte le parti in causa prospettano gratuita sia per i lavoratori dipendenti che per i precari (ma qui riemerge il problema della Carta Docenti) e obbligatoria, anche se sull’obbligatorietà formativa la normativa è nebulosa e si rimette alla volontà del collegio dei docenti: quello che sembra indispensabile, per rendere competitiva la nostra scuola ed evitare alti tassi di dispersione, è investire in cittadinanza e formazione digitale ma anche in innovazione didattica e soprattutto non lasciare l’iniziativa ai singoli docenti, ma creare un omogeneo piano che regolamenti in modo sistemico il processo.
Germano Innocenti