Le modalità di rientro in classe e i tempi rappresentano sempre più una priorità. Tante sono le domande e
al momento poche e confuse le risposte, con il CTS che spinge con veemenza per il ritorno in presenza.
Tutto dipenderà dal virus e dalle sue mutazioni nelle numerose varianti.
PRECAUZIONI – Scuola in presenza si, ma in assoluta sicurezza: questo è il diktat da cui non si può
prescindere. A breve potrebbero esserci novità sul fronte vaccini ma l’importante sarà sempre riuscire a
controllare la diffusione del virus, soprattutto in un ambiente chiuso come le scuole. Fondamentale sarà
tenere sotto controllo i contagi ed attuare le dovute contromisure tramite dei criteri scientificamente
dimostrati. Per far si che ciò accada bisognerà aver cura di un elemento fondamentale: l’aria. Come è
possibile però monitorare la diffusione del covid per via aerea? La risposta è meno articolata di quanto
sembri: con l’anidride carbonica.
RICERCA – Lo studio fatto dal SIMA, la società italiana di medicina ambientale, ci viene in soccorso
sull’argomento con uno studio accurato svoltosi in alcune scuole della Puglia. Dall’inizio della pandemia
sono stati esaminati indicatori che consentissero quasi di azzerare il rischio di contagio nei luoghi chiusi,
constatando la facilità diretta (interpersonale e per via area). È stato individuato nella C02 un parametro
importante e facile da controllare, poiché questo indicatore ci dice se la ventilazione naturale o quella
meccanizzata negli spazi chiusi siano sufficienti a stemperare la potenziale carica virale. La ricerca è stata
divulgata il 3 luglio scorso sulla nota rivista «Environmental Research», e si è basata su 11 classi di 9 plessi
scolastici di differenti province della Puglia, così suddivise per ordine e grado: 2 classi di scuole materne
(per la fascia 3-6 anni), 5 di scuole primarie (6-11 anni) e 4 di scuole medie (11-13 anni). In ogni aula è stata
prevista l’installazione di dispositivi simili a dei termometri per il rilevamento della concentrazione di CO2,
generato dalla respirazione degli alunni, il tutto per un riscontro visivo immediato. Questo rilevatore, molto
simile a un termometro, genera l’accensione di una luce semaforica al superamento di soglie rischiose per
la concentrazione di anidride carbonica. In questo modo, il docente può disporre l’apertura immediata di
porte e finestre fino al normalizzarsi dei valori. All’inizio dello studio nessuna classe rientrava nella soglia di
rischio minimo di 700 ppm (luce verde), mentre ben 6 classi su 11 superavano la soglia di rischio limite di
1000 ppm (luce rossa).
Il coordinatore scientifico della ricerca, Gianluigi De Gennaro, decano del Comitato Scientifico SIMA, ha
svelato altri dettagli: «Negli ultimi due mesi di scuola il progetto è stato ampliato ad altri 19 istituti
scolastici pugliesi e abbiamo ottenuto la prova dell’efficacia dei dispositivi: in 3 classi è stato individuato
dalle autorità sanitarie un caso di Covid-19, a carico di un alunno o di un docente, senza che ciò
determinasse il propagarsi del contagio ad altri soggetti all’interno della stessa aula in presenza di livelli
ottimali CO2».
Questo studio rivela che con sistemi semplici e a un costo non esorbitante (l’acquisto di particolari
termometri), si può agire tempestivamente per ridurre il rischio di diffusione del coronavirus negli ambienti
chiusi, dove basterà attivare sistemi di ventilazione o aprire le finestre. In questo modo si potrà ottenere un
riscontro immediato sulla teoria adottata per migliorare la qualità dell’aria.
Luca Palmieri