Attualmente, come ricorda anche il generale Figliuolo, sono circa 220 000 i membri della scuola (tra docenti e personale ATA) a non essere ancora vaccinati, mentre il CTS ribadisce che non si può ripartire con la didattica in presenza senza che «tutto il personale sia vaccinato».
Il Ministro della Salute Speranza (durante il Question Time del 14 luglio scorso) ha dichiarato: «l’arma fondamentale per la ripresa della scuola in presenza è la vaccinazione […] In questo momento ci risulta che siamo all’85% del personale delle nostre scuole che ha ricevuto almeno una prima dose di vaccino [o un’unica dose di Johnson and Johnson, Ndr].»
Speranza incoraggia poi la collaborazione con le regioni visto che la summenzionata percentuale non è omogenea sul territorio ma, con una media di oltre 530 000 dosi somministrate al giorno e il 90% degli over 80 già vaccinati, si dichiara ottimista.
COMMENTI – Mentre il virologo Maga rilascia un’intervista all’Adnkronos in cui afferma che sarebbe giusto introdurre l’obbligo vaccinale per il personale della scuola in occasione del rientro in presenza dei ragazzi, un sondaggio curato da Tecnica della Scuola (condotto su un panel di 3000 unità, tra docenti, ATA, genitori e studenti) rivela che 8 su 10 tra genitori e alunni sarebbero contro l’obbligo vaccinale, come 6 su 10 tra ATA e dirigenti scolastici; su 1800 professori il 60% fra essi esprime anche lui parere negativo sull’introduzione dell’obbligo vaccinale.
Pur lanciando un fortissimo appello alla solidarietà collettiva, il Ministro dell’Istruzione Bianchi ribadisce che «allo stato attuale non c’è nessuna ipotesi di obbligo. Non abbiamo in mente di farlo».
Di un altro parere, come già scritto in un precedente articolo, sembrano essere i renziani di Italia Viva che guardano al modello francese e propugnano la coercizione vaccinale come antidoto alla Dad che, stando alle prove Invalsi, ha fortemente minato la salute psicofisica dei discenti.
Il sindacato ANIEF, attraverso le parole del presidente nazionale Pacifico, è invece contrario all’obbligo vaccinale, non tanto per motivazioni ideologiche quanto perché i veri problemi sarebbero lo spazio mancante e le classi pollaio, che aumenterebbero il rischio dei contagi anche con una più alta percentuale di vaccinati. Per Pacifico le soluzioni, al di là dei vaccini, sarebbero la stabilizzazione dei precari e il riciclo dei plessi dismessi.
Marco Rizzo (Partito comunista) pone l’accento sul tornaconto economico dietro i vaccini e, da marxista convinto, critica la questione scientifica piuttosto che quella sociale affermando che il vaccino tutela chi lo fa ma non garantisce dalla trasmissibilità e che quindi l’appello alla solidarietà collettiva non è fondato.
Infine Nardella, sindaco di Firenze, alla luce della recente impennata di contagi dati dalla variante Delta nella propria regione, tuona: «anche sulla scuola il Governo deve valutare l’obbligo di vaccinazione, com’è stato fatto in altri casi per il personale sanitario che non si è voluto vaccinare».
OBBLIGO O VERITÀ? – «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge», recita l’articolo 32 della nostra Costituzione e vale la pena ricordare che dal 2017 i bambini delle nostre scuole sono soggetti a vaccinazione obbligatoria per ben dieci malattie (polio; difterite; tetano; epatite B; pertosse; varicella; morbillo; parotite; rosalia; influenza); per gli asili nido e le scuole d’infanzia si tratta di un requisito di accesso, mentre per gli alunni delle scuole primarie e secondarie (fino ai 16 anni), in caso di mancato adempimento, viene solo comminata una sanzione pecuniaria ai genitori.
Il premio Nobel Montagnier ha rilasciato di recente un’intervista che ha fatto molto discutere ipotizzando, nei successivi cicli di vaccinazione e, tenuto conto dei lunghi tempi di sperimentazione necessari, e ignorati, dei rischi tumorali mentre alcuni virologi, criticando le statistiche pubblicata dall’AIFA, sottolineano come si sia tenuto conto, nel valutare possibili controindicazioni, della sorveglianza passiva (segnalazione spontanea) e non di quella attiva (più costosa da allestire ma più affidabile).
Quali che saranno le decisioni governative, è verosimile pensare che in caso di obbligo vaccinale legalmente previsto non ci sarà una vera e propria coercizione, ma solo eventuali sanzioni amministrative in caso di mancata assunzione.
Germano Innocenti