La recente ricerca «La Dad nell’anno scolastico 20-21: una fotografia», realizzata dalla Fondazione Agnelli col Centro Studi Crenos e il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Cagliari, analizza (in base a un questionario somministrato nell’aprile 2021) l’opinione di docenti, studenti del terzo e quarto anno e dirigenti su un campione rappresentativo di 123 scuole, in merito alla Dad nel delicato periodo della pandemia: in totale il sondaggio ha testato 105 dirigenti, 3905 docenti e 11 154 studenti.
I DATI – Il 91% degli studenti (e dirigenti) interpellati ha confermato che si sono tenute lezioni in video per attività in sincrono dalle 5 alle 6 ore al giorno, traslando l’impianto orario tradizionale dalla didattica in presenza a quella digitale senza significativi cambiamenti, se non per l’8% degli istituti totali; nove studenti su dieci hanno parlato di videolezioni, compiti a casa e verifiche, uno su tre di attività di ricerca da svolgersi individualmente o in gruppo mentre solo uno studente su tre ha confermato di essere stato coinvolto nella ludo-didattica, nell’uso di app o esercizi interattivi ai fini di personalizzare il percorso di apprendimento.
Inoltre, tre studenti su quattro hanno rilevato un peggioramento delle interazioni fra compagni e coi docenti mentre il 65% degli scrutinati ha denunciato un aumento dell’affaticamento e il 73% di essi un evidente calo d’attenzione; il 70% ha infine parlato di una minor tensione nell’affrontare interrogazioni e/o verifiche ma ha anche con molta onestà aggiunto che tale serenità non è stata favorita dalla Dad ma dalla possibilità (aumentata) di copiare.
Due studenti su tre hanno dichiarato di non aver registrato sostanziali cambiamenti di voto rispetto alla media pre-pandemica, mentre il 46% ha accusato un calo nella valutazione della propria efficacia e apprendimento; interessante è ciò che è emerso in termini di abbandono scolastico, nel senso che meno di un terzo degli intervistati ha percepito un legame fra quest’ultimo e la Dad, nella propria scuola, mentre sul piano nazionale si (52% dei docenti e 68% dei dirigenti).
Solo negli istituti professionali la percezione locale e quella nazionale in tema di abbandono scolastico sono state entrambe considerate vincolate alla Dad e con la stessa incidenza, anche se questo dato può essere messo in relazione al venir meno dei laboratori tecnici in presenza, decisione spesso autonoma (e non centralizzata) dei singoli insegnanti, data dalla paura dei contagi.
ANALISI E APPROFONDIMENTO – La trasformazione dei dati grezzi in informazioni, quindi in conoscenze e azioni orientate è il compito decisivo degli analisti e uno degli spunti più significativi emersi dalla ricerca promossa dalla Fondazione Agnelli è che l’85% dei docenti si è definita preparata agli skills richiesti dalla Dad, mentre dirigenti e studenti sono stati di un altro avviso; il punto è che la formazione degli insegnanti è stata quasi sempre interna (e quindi ha vidimato lo status quo: chi era indietro è rimasto indietro e chi era avanti è rimasto avanti) e incentrata sull’uso delle piattaforme digitali e non sullo sviluppo di nuove metodologie.
Inoltre, l’esplosione di verifiche e interrogazioni a maggio è stata la riprova di un sistema impreparato che non può opporre l’alibi del fattore-sorpresa, visto che il sondaggio è stato effettuato nell’aprile 2021.
SOLUZIONI E COMMENTI – L’unico antidoto al copiare diffuso sembrerebbe (e l’opinione è trasversale a molti docenti) dare maggiore risalto agli orali e alle domande aperte, sacrificando il nozionismo sull’altare dell’educazione; per ciò che invece concerne le videolezioni da sei ore, meglio sarebbe ripartirle in tre unità: un terzo lezione, un terzo discussione di gruppo e un terzo ricerca. Andrea Gavotto, direttore della Fondazione Agnelli, nel commentare i risultati del questionario, ha innanzitutto sottolineato come nella stragrande maggioranza delle scuole superiori italiane non sia avvenuto alcun salto di paradigma (quindi metodologico e organizzativo) con la Dad, ma una semplice riproposizione da remoto della lezione frontale.
La sua considerazione finale è che è impensabile ripartire con le lezioni in presenza e parlare di normalità quando sono circa 220 000 i docenti non ancora vaccinati, e qui si apre lo spinoso (e politicamente divisivo) dibattito sull’obbligo vaccinale, che vede da un lato Renzi e il Partito Socialista favorevoli, dall’altro M5s, Lega e Forza Italia assolutamente contrari e fieri sostenitori d’un semplice appello al senso civico generale.
Quello che è certo è che la Dad (e la sua versione post-emergenziale, e cioè il blended learning) non debbano diventare la trasposizione da remoto degli stessi vizi, di metodo e merito, della didattica in presenza, ma qualcosa di completamente diverso: per fare un esempio, puntando l’indice sul sovraffollamento, in molti casi si è passati dalle classi-pollaio in presenza a quelle «alveare» in digitale.
Germano Innocenti