Hanno fatto molto discutere le parole dell’assessore alla Sanità della Regione Emilia-Romagna, Raffaele Donini. Quest’ultimo ha proposto di mandare in classe solo gli studenti vaccinati, anche in presenza di focolai in classe, qualora si dovessero presentare dopo settembre. Una sorta di green pass esplicito, già bocciato però dal CTS, per motivi di privacy e di obbligo vaccinale non presente.
REAZIONI – Sulla vicenda si è alzato un polverone mediatico che non accenna a placarsi. In primis è arrivata la diffida dei Comitati aderenti alla Rete Nazionale Scuola in Presenza alla Regione Emilia-Romagna, che – si legge testualmente – «nella persona del suo Presidente invita a disporre l’immediata pubblica ritrattazione di ogni dichiarazione allarmistica ed illegittima che discrimini gli studenti vaccinati da quelli non vaccinati, prevedendo solo per i primi didattica in presenza ed eliminazione della quarantena».
Anche i genitori parlano di discriminazione e chiedono al Governo un intervento propedeutico all’interruzione di questa confusione in ambito sanitario, che ha portato gli studenti dell’Emilia Romagna ad essere i più penalizzati d’Italia, con 72 giorni di scuola in presenza per le scuole superiori dal 24/02/2020.
SINDACATI – Donini ha ribadito che la sua priorità è la vaccinazione dei giovani nell’età compresa tra i 12 e i 19 anni, al fine di garantire un’attività didattica continua e in presenza. L’eco mediatica si è estesa a macchia d’olio raggiungendo ogni angolo della Penisola. Non poteva farsi attendere il duro commento dei sindacati per bocca dei loro massimi esponenti: Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola, ha commentato così: «Il vaccino è un elemento aggiuntivo, non sostitutivo. La prevenzione si fa attraverso interventi strutturali, che ancora non sono stati fatti. Di questo passo a settembre i problemi saranno analoghi a prima. La politica nazionale e regionale è sempre in ritardo: Si parla troppo ma si fa poco. La scuola serve per eliminare le discriminazioni non per crearle ma purtroppo ancora una volta le si scaricano addosso problemi che andavano risolti in modo preventivo, come da anni stiamo rivendicando». A lui fa eco Lena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola: «Il diritto allo studio non può essere negato a nessuno. Va coniugato con quello alla salute. Se ci sono problemi di nuovi varianti e cluster, sicuramente gli organi competenti dovranno garantire che la pandemia non si diffonda ulteriormente. Per questo penso che senza farci sopraffare da valutazioni di natura ideologica ogni atto vada considerato alla luce di quanto sta avvenendo o potrebbe avvenire».
PROPOSTE – La scienza dimostra che anche un vaccinato può essere contagioso e su questo principio si basa una proposta della Gissi, che anziché suddividere gli studenti tra vaccinati e non, crede sia preferibile, in modo molto più semplice e naturale, ridurre il numero di alunni per classe, diminuendo così il rischio di cluster e di conseguente ritorno alla Dad. Intanto, per la ripresa dell’attività didattica, il CTS ha detto no all’abolizione delle mascherine e del distanziamento sociale. Il rientro in classe avverrà come l’anno appena concluso, con l’auspicio che i vaccini si dimostrino un grande alleato nella lotta al Covid per il ritorno in presenza.
Luca Palmieri
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