In coincidenza con la 55a giornata delle Comunicazioni Sociali, «Generazione Proteo», l’osservatorio permanente sui giovani della Link Campus University che da ormai nove anni coinvolge circa 100 000 studenti di 208 istituti somministrando loro un questionario di ricerca i cui risultati verranno poi commentati nella cornice #ProteoBrains (quest’anno dal 24 al 28 maggio), ha fornito un’anticipazione del nono rapporto di ricerca nazionale che indaga i consumi informativi dei giovani e il loro legame coi media digitali: rapporto che verrà ampiamente illustrato nella conferenza stampa del 3 giugno alla presenza, fra le altre autorità, del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.
INFORMAZIONE E MEDIA TRADIZIONALI – A dispetto dei luoghi comuni che vorrebbero le nuove generazioni in fuga dall’informazione generalista e viralmente proiettati nel Web, il primo dato di significativo interesse rilevato dal Questionario è che il 36,1% degli intervistati si è informato nell’ultimo anno attraverso i telegiornali e i quotidiani (cartacei o on line), mentre ai social va un comunque notevole 28,7%.
Nonostante questo primato, il 31,2% (uno su tre) dei giovani ritiene che tg e quotidiani raccontino solo «ciò che ci vogliono raccontare», mentre il 22% ne contesta la tendenza ossessiva ad alimentare paure e insicurezze.
Marica Spalletta, vicedirettrice dell’Osservatorio «Generazione Proteo», dichiara che al di là degli interessanti spunti circa le abitudini informative e mediali dei ragazzi, il dato più confortante è che il 28, 9% di essi ha espresso in modo inequivocabile la necessità di un costante approfondimento, come se la pandemia avesse acuito, al di là del voyerismo mediatico e della morbosità sull’aggiornamento di contagi e vittime (fattore significativo solo nel breve periodo) una crescente coscienza sociale.
FAKE-NEWS E INFODEMIA – Sette ragazzi su dieci confermano di essersi imbattuti in fake news nell’ultimo anno e uno su cinque ammette di essersi reso conto della frode in colpevole ritardo; inoltre quasi la metà del campione (41%) ha affermato che anche quando le notizie erano fondate il tono utilizzato dai media è stato avvelenato da un eccessivo allarmismo.
Si è parlato troppo e in maniera esagerata della pandemia (32,5%) e questa saturazione, unita alle iperboli narrative e alle fake news, ha disincentivato una larga porzione degli intervistati a proseguire con la fruizione delle notizie.
I SOCIAL – L’utilizzo dei social da parte dei premier Conte e Draghi è stato considerato dal 15,1% una forma d’esibizionismo mentre per il 19,1% il sintomo di una politica al passo coi tempi, mentre la scelta dell’attuale Primo Ministro di disertarli viene ritenuta opportuna dal 25,7% (nonostante tagli il rapporto diretto coi cittadini), e addirittura un necessario cambio di rotta per il 16,2% che considera deleterio il connubio fra politica e social media.
CONSIDERAZIONI – Mentre il Santo Padre esorta sia i giovani che il mondo giornalistico a un maggiore senso di responsabilità e discernimento (soprattutto in tema di fake news) accompagnandolo col monito di «consumarsi le suole delle scarpe» per verificare l’attendibilità delle notizie, segnaliamo l’importante evento, sempre promosso dalla Link University (con partnership Grandi Scuole) di #ProteoBrains, una cinque giorni di digital talk sul confronto tematico fra scuola e università cui parteciperanno quest’anno (dal 24 al 25 maggio) oltre a centinaia di ragazzi, personalità del mondo dello spettacolo, dello sport, dell’istruzione e dell’informazione.
Il format 2021 si declinerà nella scansione temporale d’un walk man (o dei suoi epigoni digitali) con le funzioni «pause»; «play»; «stop»; «rewind» e «forward», suddivise nei vari giorni a evidenziare come la pandemia (e la conseguente infodemia) abbiano mutato le nostre concezioni di tempo e spazio, e quanto tali cambiamenti resisteranno o svaniranno col progressivo venir meno dell’emergenza sanitaria.
Germano Innocenti