Da ormai un anno studenti e insegnanti sono alle prese con la didattica a distanza. Fino al marzo scorso questa nuova frontiera digitale sembrava lontana anni luce; in pochi mesi invece, a causa del perdurare dell’emergenza covid, è diventata una realtà sempre più attuale. Nell’anno scolastico 2020/2021 l’attività didattica da remoto è stata alternata a quella in presenza ma i problemi relativi a distrazioni, verifiche e apprendimento, sono rimasti. Uscendo dalla sfera didattica e soffermandoci su quella prettamente multimediale, uno dei talloni d’Achille della Dad è stata la scarsa dimestichezza del personale docente con gli strumenti tecnologici. A certificarlo sono i dati emersi dal rapporto Italia 2021 dell’Eurispes.
PROBLEMI – Lo studio accerta che tra i maggiori problemi riscontrati dai docenti ci sono: i pochi feedback ricevuti dagli allievi; un gap di competenze con gli strumenti degli alunni; difficile socializzazione; perplessità nel gestire i passaggi temporali in classe; alta probabilità di distrazione durante le lezioni. Tornando al problema originario, la difficoltà digitale dei nostri docenti potrebbe dipendere da un ulteriore dato: nella penisola infatti è presente la più alta percentuale di insegnanti over 50 tra i paesi dell’Ocse (pari al 59%). L’età media dei docenti in Italia corrisponde infatti a 51 anni, mentre in Spagna e Francia si scende rispettivamente a 44 e 41.
SOLUZIONI – Questi dati evidenziano (e in parte spiegano) la scarsa dimestichezza del corpo docente cogli strumenti digitali utili allo sviluppo della didattica a distanza, quali pc, smartphone, tablet. Come si potrebbe ovviare a questo problema? Basterebbe introdurre dei corsi online formativi per tutti i docenti, così da evitare disuguaglianze nella categoria.
Il conseguente sviluppo della figura del «docente digitale» rappresenta una sfida per tutto il Paese. Secondo il Rapporto Coop (2020), il 42% dei manager italiani affida all’istruzione gran parte della ripresa dell’Italia dopo la pandemia. Affidandoci sempre alle percentuali, il 61% degli italiani confida sulla modernizzazione degli strumenti didattici, al contrario per il 40% l’evoluzione digitale potrebbe attuarsi semplicemente avvicinando gli studenti alle tecnologie. Da qualsiasi angolazione si guardi il problema, che si tratti di docenti o studenti, la parola chiave è formazione: soltanto in questo modo si potrà raggiungere un’omogenea «cultura digitale».
Luca Palmieri