eduCAUTION – Il Manifesto della Comunicazione non Ostile

da | Mag 18, 2021 | IN PRIMO PIANO

Nel 2016 l’associazione Parole O_Stili ha promosso la condivisione de «Il Manifesto della Comunicazione non Ostile», un documento nato dal contributo della Rete, scritto e votato da una community di oltre trecento comunicatori, fra blogger e influencer: si tratta di una carta che contiene dieci principi-cardine utili a ridefinire lo stile più corretto con cui navigare e che focalizza un impegno responsabile e condiviso sull’equivalenza fra reale e virtuale, e sulla rilevanza che quanto si scrive in Rete possa avere sulla vita concreta delle persone.

 

GENESI E SVILUPPO – Partito da un appello di Rosy Russo, docente, copywriter, consulente di comunicazione e formatrice (ergo ideatrice di Parole O_Stili), preoccupata della ricaduta etica del conversare in Rete, il Manifesto prende forma grazie all’impegno compatto di tantissimi professionisti della comunicazione che ne distillano il contenuto in dieci principi, presentati e firmati da Gianni Morandi di fronte a 1200 personalità fra cui anche docenti, giornalisti e imprenditori, la Presidente della Camera Laura Boldrini ed Enrico Mentana.

Attualmente scaricabile (e firmabile) dal sito di www.paroleostili.it e tradotto in 32 lingue, dal 2017 ogni anno l’associazione promuove eventi per aggiornare la situazione (nel 2018 il filo conduttore è stato il quinto punto del Manifesto, nel 2019 il primo e nel 2020, in un’edizione radicalmente trasformata per l’insorgere della pandemia, il secondo punto).

Il Manifesto è stato distribuito in tutte le scuole d’Italia tramite circolare ministeriale nella Primavera del 2017 e reso noto al mondo dell’Istruzione tramite molteplici iniziative dedicate alla formazione didattica (frutto d’un protocollo d’intesa col Miur); vera e propria ossatura costituzionale, o legge-quadro, del conversare etico sul Web, il Manifesto ha generato progetti editoriali e televisivi, ricevuto premi e riconoscimenti, ma soprattutto, vista la sua genesi «liquida», ha declinato in sette differenti ambiti il proprio decalogo: scuola, inclusione, politica, pubblica amministrazione, infanzia, aziende.

Ma andiamo ad analizzare punto per punto il suo contenuto.

IL MANIFESTO –

  • Virtuale è Reale: dico e scrivo in Rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona. L’appello è particolarmente importante per i più piccoli, affinché non scambino la Rete per un gioco, diventa un monito per gli imprenditori (e per i politici) a mantenere le promesse fatte on line, un veicolo d’inclusione e di comunicazione trasparente per la Pubblica Amministrazione;
  • Si è ciò che si comunica: le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rappresentano. Sul piano imprenditoriale si tratta di un richiamo alla trasmissione dei valori aziendali, per i bambini un invito ad essere gentili per non essere fraintesi, ma soprattutto tale principio ha senso sul piano inclusivo perché esorta al rispetto d’ogni differenza;
  • Le parole danno forma al pensiero: mi prendo tutto il tempo necessario ad esprimere al meglio quel che penso. I bambini devono contare fino a dieci prima di esprimersi, politici e imprenditori evitare tecnicismi e sofisticazioni e, dal punto di vista inclusivo, si tratta di un aut aut agli stereotipi e/o cliché offensivi;
  • Prima di parlare bisogna ascoltare: nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura. Sul piano aziendale tale declinazione implica l’accoglienza d’ogni critica, a prescindere dalla fonte, dal punto di vista dell’infanzia è un invito ad accogliere l’altro favorendo le amicizie, nell’ottica inclusiva fluidifica l’empatia e in quella politica è il trionfo del confronto dialettico sul monologo;
  • Le parole sono un ponte: scelgo le parole per comprendere, farmi capire, avvicinarmi agli altri. Per l’imprenditore questo equivale a usare il linguaggio on line per conoscere il punto di vista degli interlocutori fino al limite di riplasmare il proprio su di essi, per i bambini un semplice suggerimento a vedere la parola come veicolo di bellezza, mentre sul piano politico-amministrativo un incentivo al dialogo convincente e mai annichilente;
  • Le parole hanno conseguenze: so che ogni mia parola può avere conseguenze, piccole o grandi. Si tratta del nodo più importante dell’intero Manifesto, in ogni sua declinazione, e introduce il settimo punto;
  • Condividere è una responsabilità: condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi. Sul piano aziendale, ma anche politico-amministrativo, ciò significa rispettare la privacy delle persone ma anche temprare la propria credibilità. Per i più piccoli si entra nello scabroso terreno della tutela dei minori;
  • Le idee si possono discutere, le persone si devono rispettare: non trasformo chi sostiene opinioni diverse dalle mie in un nemico da annientare. Anche in questo caso si tratta di un generale monito al rispetto della persona, a prescindere dalle sue opinioni;
  • Gli insulti non sono argomenti;
  • Anche il silenzio comunica.

 

RIFLESSIONI – L’aspetto deontologico de «Il Manifesto della Comunicazione non Ostile» ne accentua il valore preventivo su quello sanzionatorio evidenziando indirettamente come ogni punto del decalogo sia interconnesso con l’altro, e come ognuno su di essi si poggi sull’estensione del principio di responsabilità dal Reale al Virtuale, passaggio che in altri paesi è avvenuto in maniera più automatica ma che da noi è ancora molto difficoltoso.

 

Germano Innocenti

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