Stelle sulla Terra è un film diretto da Aamir Khan nel 2007 e narra la storia di Ishaan, bambino di 9 anni che frequenta, per la seconda volta, la classe terza. Senza eccessive pretese scenografiche, è una di quelle pellicole che si aprono a infinite riflessioni e che possono aiutare sia gli aspiranti docenti a comprendere meglio un fenomeno come la dislessia, che permettere ai ragazzi di entrare in maggiore empatia con gli altri.
TRAMA – Sin dalle prime scene il regista ci permette di percepire la distanza, fisica ma soprattutto emotiva, del protagonista nei confronti del mondo: l’immagine iniziale del film ci consegna infatti un ragazzo solitario che ascolta il rumore del fiume, mentre tutto intorno il mondo dei coetanei rumoreggia seguendo il flusso di quella normalità che non appartiene ad Ishaan. Il suo disagio non gli permette di manifestare il proprio potenziale, chiuso nella rigidità di un mondo scolastico che vuole a tutti i costi farlo aderire alle norme condivise, inibendo le sue peculiarità, tra cui la maestria nell’arte. Sempre più indietro nel rendimento scolastico, il ragazzo sperimenterà l’esperienza del collegio, dapprima vissuta con un ulteriore senso di frustrazione ma che poi si rivelerà la chiave di volta della sua esistenza. Vediamo nel dettaglio le scene più significative e i temi affrontati.
LA DISLESSIA SULLO SCHERMO – Tra le immagini più riuscite del film abbiamo quelle legate alla percezione che lo studente ha delle attività che gli vengono proposte in classe: di fronte alla richiesta di leggere ad alta voce, con un ordine perentorio della maestra che renderebbe ostica la comprensione a chiunque, il ragazzo mostrerà la propria difficoltà affermando che “le lettere si muovono sul foglio”, evidenziando con totale ingenuità uno dei primi elementi della dislessia e cioè la difficoltà di decodifica del morfema, resa ancor più evidente dai quaderni pieni di scritte rosse. Il risultato sarà la generale derisione con la conseguente punizione. Sarà fallimentare anche il risultato del compito di matematica, in una delle scene più iconiche del film. Di un intero test Ishaan riuscirà a rispondere solo alla domanda 3+9, fornendo come risultato 3. Il procedimento con cui elaborerà la risposta, rappresentato da una scena animata che ci proietta nella sua mente, materializzerà sullo schermo tutti i meccanismi mentali del ragazzo. Le cose non andranno meglio al collegio: di fronte alla richiesta di un professore di spiegare il significato di una poesia ne sarà umiliato per l’esposizione orale, valutata confusionaria e poco chiara, pur riuscendo, meglio del compagno di classe quasi lobotomizzato, a cogliere in maniera profonda il senso ultimo del componimento
DISLESSIA: INFORMAZIONE ED EMPATIA – Centrale sarà l’incontro con il nuovo insegnante d’arte, Ram Sanchar, sin da subito percepito dai colleghi come outsider, in quanto impegnato nelle scuole per quei ragazzi lì, come nel film vengono indicati dai professori poco empatici i ragazzi con disabilità. Docenti miopi, chiusi nelle proprie sicurezze, che non riescono a intuire quanto i metodi innovativi del maestro non siano validi solo per i ragazzi con difficoltà ma rendano l’apprendimento più facile per tutti. Ram sarà il primo a percepire i problemi di Ishaan, riuscendo a decifrare lo schema di regolarità dei suoi errori e intuendo come sia la dislessia, ma soprattutto la negligenza con cui i docenti la affrontano, a non permettere all’allievo di raggiungere i risultati consoni. Egli decide quindi di conoscere la sua famiglia, rendendosi protagonista di un discorso che prende a schiaffi il perbenismo e scardina tutte le sicurezze di un mondo che non sembra voler accettare le diversità. Di fronte alle perplessità del padre, che si vanta dell’altro figlio come primo della classe, adducendo quindi alla pigrizia il basso rendimento di Ishaan, il maestro mostra i quaderni del ragazzo spiegandone le difficoltà, ma il genitore continua a insistere sulla negligenza del figlio minore. Il maestro sprona quindi l’uomo a leggere delle istruzioni in cinese, incalzandolo e redarguendolo per ogni errore, facendogli così, forse per la prima volta, provare empatia nei confronti del figlio. Ciò nonostante il padre sottolineerà ancora in tono perentorio come in un ambiente competitivo il ragazzo non riuscirebbe a emergere ma ancora una volta Ram smantellerà le (in)sicurezze della famiglia, ricordando loro come ci siano diversi modi di rapportarsi al mondo, come le intelligenze multiple o l’importanza della creatività. In un colloquio successivo col genitore, voluto dall’uomo per lavarsi la coscienza dall’accusa di negligenza nei confronti del figlio, il maestro risponderà con la storia delle isole Salomone, mettendo a tacere, una volta per tutte, l’ipocrisia di un mondo ipocritamente tendente alla marginalizzazione: “Nelle isole Salomone, quando la gente di quelle tribù vuole deforestare un pezzo di giungla per ricavarne terra da coltivare, quella gente non abbatte gli alberi. Si avvicina all’albero e lo insulta con ostinazione; poi lo maledice e, piano piano, l’albero alla fine si secca. Poi cade a terra da solo.”
LA CULTURA DELLE INTELLIGENZE MULTIPLE – Altro punto nodale della narrazione è il momento in cui il maestro spiega alla classe la diversità di alcuni grandi uomini: i primi insuccessi di Einstein, il modo particolare in cui scriveva Leonardo Da Vinci, le difficoltà riscontrate da Salvador Dalì. Questi limiti non hanno impedito loro di diventare delle stelle sulla terra: se il mondo non avesse capito la loro vera essenza, se non fosse stato l’ambiente esterno ad accoglierli (superando la visione in cui è la persona a doversi adeguare), non avrebbero potuto esprimere il proprio potenziale. Come per Edison, che ha permesso la creazione della luce: quella stessa luce che si accende nelle menti dei ragazzi guidati dal maestro, e soprattutto di Ishaan, che inizia a acquisire sicurezza in sé.
DALLA DIAGNOSI ALLA CURA – Riconosciuta la dislessia quindi, cosa resta da fare? Ecco che il maestro inizia a spiegare le regole di scrittura e calcolo adeguando il contenuto alle caratteristiche di Ishann: emozionano le scene in cui vediamo Ram utilizzare i metodi più innovativi e opportuni per permettere allo studente di comprendere e, non a caso, i mezzi più utilizzati saranno l’arte e la creatività, il disegno, la progettazione, tutte le peculiarità che possano consentirgli un apprendimento più efficace. Una vera e propria didattica personalizzata insomma, dove per «personalizzazione» non s’intende solo un atto burocratico co-firmato dai genitori ma gesti, pratiche, condivisione ed empatia. Quell’empatia che in un finale commovente (che non anticipo per non fare spoiler), porterà Ishaan a sentirsi riconosciuto per ciò che è e non per quello che dovrebbe essere o che gli altri vorrebbero che sia.
Giuseppe Marino