È di pochi giorni fa la notizia di un efferato caso di bullismo avvenuto in pieno giorno a Capodrise (Caserta), in una delle principali piazze del paese, con un ragazzino che ha preso selvaggiamente a pugni un coetaneo, incitato da un branco di amici che lo incoraggiavano a proseguire. Il video, girato da uno dei presenti e quasi subito condiviso in Rete senza nemmeno oscurare il volto del minore, è ora al vaglio delle autorità.
COMMENTI – Don Giuseppe di Bernardo, il parroco locale, ha commentato così l’episodio: «esorto chiunque abbia postato il video orribile che sta scuotendo la nostra comunità a cancellarlo nel rispetto del ragazzo che è stato percosso. Non rendiamolo vittima una seconda volta”.
Mentre agli ordini del capitano Piccolo la municipale indaga per scoprire i responsabili e datare il misfatto, Francesco Emilio Borrelli (consigliere regionale) ha dichiarato: «ho deciso di inviare le immagini alla polizia postale e alle autorità territoriali per le verifiche del caso».
PRECEDENTI – Già l’autunno scorso a Caserta per almeno un paio di mesi una baby gang di quindicenni ha imperversato per le vie del centro storico commettendo furti e violenze ai danni di coetanei, spesso brandendo un coltello, ma anche lanciando arance contro degli anziani nel parco urbano di Villetta Giacquinto. Due di loro, denunciati per aver scheggiato un dente a un ragazzo, sono finiti in una comunità, mentre perquisendo i loro alloggi sono stati ritrovati ben tre coltelli, un passamontagna e un paio di pistole giocattolo, una delle quali una perfetta riproduzione di quelle in dotazione alle forze dell’ordine.
MIUR – Vale la pena ricordare la nota numero 482 del Miur che in data 18/02/2021 aggiornava, per le istituzioni scolastiche di ogni grado, la legge numero 71 del 29 maggio 2017, a sua volta integrativa delle linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di Bullismo e Cyberbullismo dell’Ottobre dello stesso anno.
In estrema sintesi tale nota suggeriva:
- Di indicare gli strumenti utili e delle buone pratiche per contrastare i fenomeni del bullismo;
- Di formare tramite l’e-learning i docenti referenti sulle strategie anti-bullismo (piattaforma ELISA);
- Di indicare delle procedure concrete per elaborare azioni efficaci, «prioritarie» e «consigliate»;
- Di costruire gruppi di lavoro (team anti-bullismo e team per l’emergenza) sia a livello scolastico che territoriale, col supporto di reti di scopo e di professionisti di riferimento;
- Di valutare le iniziative contestuali del personale scolastico e degli organi collegiali;
- Di promuovere sul piano culturale il rispetto dell’altro in un’ottica di rilancio dell’educazione civica sui siti web istituzionali;
- Di varare dei protocolli di primo intervento per i casi più urgenti.
LA SOCIETÀ DELLO SPETTACOLO – Come in un perverso gioco di specchi il bullismo diviene cyberbullismo e il cyberbullismo alimenta nuovi episodi di bullismo. Il lato socio-culturale di una simile vicenda, che non sta a noi indagare, ma che di certo affonda le sue radici anche nel fallimento delle istituzioni scolastiche (e la dispersione è una delle declinazioni di tale fallimento) si amplifica attraverso la protesi mediatica diventando pura e semplice spettacolarizzazione della violenza.
In tutto il mondo fenomeni di cyberbullismo portano alla facile intercettazione dei colpevoli tramite i video che questi postano su Facebook o Tik Tok, di certo consapevoli che questo li condannerà ma incapaci, come nel luogo comune dell’assassino che torna sul luogo del delitto, di non «filmare» il luogo del delitto, al punto di suggerire l’ipotesi che alla base della violenza non ci sia la violenza ma il fantasma di un successo virale.
Dunque la violenza come epifenomeno d’una società di spettatori che consumano immagini, talmente sazi da necessitarne sempre di nuove e di più feroci.
Persino la condivisione del video incriminato a scopo di denuncia rischia di alimentare nuovi fenomeni per emulazione e questo non solo perché la velocità del Web ha consumato ogni membrana critica, ma anche perché ormai è la rappresentazione che crea la realtà e non il contrario.
Se i mass media criticano tali fenomeni me ne esaltano le trasposizioni (letterarie e cinematografiche) che a loro volta ispirano e legittimano i propri doppi, non c’è da stupirsi se qualche ragazzino abbandonato dalle istituzioni e con una situazione famigliare quantomeno problematica, imiti gli acclamati protagonisti d’una discutibile (moralmente, non artisticamente) serie televisiva.
Raccontare molto bene il Male e molto male il Bene sembra la prerogativa dell’intrattenimento nel nuovo millennio al punto che la denuncia si assottiglia e l’oggetto criticato finisce col sovrapporsi al soggetto; il risultato è la spettacolarizzazione dell’orrore che si voleva combattere.
È bene rammentare la natura patologica del termine «virale» prima di condividere in Rete simili contenuti e ricordare che l’unico modo per sottrarsi all’infezione è rifiutare lo spettacolo.
Germano Innocenti