Covid, solo un docente su tre è stato vaccinato: numeri e problemi

da | Mar 11, 2021 | IN PRIMO PIANO

Sei milioni. Questo è il numero di studenti attualmente relegati nelle proprie abitazioni per seguire le lezioni. Davanti a loro uno schermo che li dividerà dai propri docenti chissà per quanto ancora …
Ed è proprio attraverso la vaccinazione di questi ultimi che si decideranno i tempi del ritorno in classe. Per i ragazzi la campagna di vaccinazione sarà comunque limitata, non essendo prevista l’immunizzazione al di sotto dei sedici anni. Per i docenti invece il processo procede lentamente: gli ultimi dati, aggiornati a venerdì 5 marzo, parlavano di meno di un terzo del personale didattico vaccinato, che in percentuale corrisponde al 32,3%.

REGIONI – Non tutte le regioni hanno la stessa andatura di somministrazione. Calabria e Sardegna sono le più attardate in questa classifica, insieme alla Liguria che al 5 marzo vantava solamente 156 persone vaccinate (0.7% del totale). Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda viaggia la Lombardia con 1.505 somministrazioni (che corrispondono all’1% del personale scolastico), il cui ritardo è determinato dalla scelta di dare priorità agli atenei, sacrificando in un primo momento le scuole.
A guidare invece questa graduatoria è la Toscana con il 68,5% di personale, cui è stata somministrata almeno la prima dose. Seguono la Puglia (62,2%), l’Umbria (53%) e la Campania (51%): queste sono le uniche quattro regioni che hanno già vaccinato più della metà del loro personale scolastico.

RITARDI E MOTIVI – Cos’ha creato questa difformità territoriale di somministrazione? I nodi sostanziali sono due: il primo riguarda l’impossibilità di riservare agli over 65 le fiale di Astrazeneca, vaccino destinato al personale scolastico, ma che possono ricevere soltanto soggetti al di sotto di quella soglia d’età e senza patologie; il secondo nodo riguarda invece l’esclusione da molti piani vaccinali dei docenti fuori regione.
Per quanto riguarda i vaccini Astrazeneca a breve dovrebbe arrivare il “via libera” anche per i soggetti con più di 65 anni.  Al contrario, sugli insegnanti che svolgono servizio in una regione diversa da quella di residenza, ancora non c’è chiarezza. I sindacati nei giorni scorsi hanno sottoposto il quesito al nuovo ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, suggerendo di ottimizzare questa fase di chiusura delle scuole per risolvere il problema e procedere alle somministrazioni anche per questa categoria. Soltanto sciogliendo questi due nodi cruciali, i 6 milioni di studenti e i loro docenti potranno abbandonare la Dad e concludere in presenza questo secondo e travagliato anno scolastico.

Luca Palmieri

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