2021 – La Dad è tratta

da | Mar 8, 2021 | SUI BANCHI DI SCUOLA

A quasi un anno dal primo lockdown, uno studente su tre usufruisce della didattica a distanza: sono tre milioni i ragazzi che seguono le lezioni da casa, mezzo milione gli alunni delle medie, 800 mila i bambini delle scuole d’infanzia e primaria e un milione e 800 mila circa quelli delle scuole superiori.
A causa dell’incidenza delle varianti, che complicano ulteriormente la terza ondata del Covid, e della macchinosità delle vaccinazioni, la situazione non accenna a migliorare e il Dpcm del 06/03 (valido dall’ 08/03 fino a Pasqua) potrebbe sancire la cifra record di sei milioni di studenti in Dad, ribadendola nelle zone rosse e in quelle gialle e arancioni solo se si uguagliano o superano i 250 contagi settimanali ogni 100 000 abitanti, o in caso di un peggioramento del quadro epidemiologico o particolare gravità delle varianti.
Il primato della didattica a distanza è ulteriormente rafforzato dall’aumento dei contagi fra i più giovani, visto che un’autorevole ricerca del Cnr rileva un legame diretto fra l’incremento dei ricoveri in terapia intensiva e la riapertura delle scuole.

UN PROBLEMA IDEOLOGICO – Cavalcando posizioni reazionarie (e prevenute) in molti si sono affannati a demolire la Dad difendendo la didattica in presenza, con ovvietà pedagogiche o facendo eco al malcontento generalizzato, per quanto legittimo, di studenti e genitori e non lavorando in concreto per accorciare i tempi di un rientro in classe sicuro; partendo dal presupposto che sembra sempre più credibile la possibilità di un «sistema misto» e che persino il premier Mario Draghi, nel suo discorso alle Camere, ha rilanciato un uso maturo e intelligente della didattica a distanza anche dopo l’emergenza virus.

LEARNING LOSS – Per «learning loss» s’intende una caduta di apprendimento degli studenti, problematica più che mai attuale se si interpreta la didattica 2.0 con gli stessi parametri dell’insegnamento tradizionale. Per evitare di rendere cronica la piaga del learning loss incoraggiando dispersione scolastica, apatia e un inevitabile calo del rendimento si deve agire sia a livello tecnologico, dotando degli adeguati strumenti digitali sia i ragazzi che le famiglie, che sul piano formativo consentendo ai docenti di colmare il gap informatico coi nativi digitali.
Questo può avvenire prendendo un’adeguata distanza dalle classiche lezioni monocorde, evitando distrazioni attraverso laboratori, pause con domande e una didattica orizzontale, che necessitano però di una preparazione che non può essere improvvisata. Ovviamente questo, al di là di un necessario cambio di mentalità dell’insegnante, introduce nel sistema scuola anche nuove figure professionali atte alla «formazione liquida» del corpo docente.

LE FASCE DEBOLI – Uno dei principali punti nell’agenda del governo in termini scolastici è appianare le disuguaglianze che la didattica a distanza, come un’incolpevole lente d’ingrandimento, ha evidenziato. Gli alunni delle scuole d’infanzia, primaria e media, i disabili certificati e quelli con bisogni educativi speciali sono stati i primi a pagare il prezzo dell’ineguale fruizione della Dad; più in generale si dovrà lavorare sui devices inefficienti e sugli spazi limitati, soprattutto per le famiglie numerose, ma anche sulle località non coperte da un’adeguata connessione (al 1 Settembre scorso erano ben 336 252 gli alunni senza Internet), per non parlare del divario digitale fra nord e sud, tranne qualche illuminata eccezione.

SOLUZIONI – Ora, di seguito, un prospetto di miglioramento programmatico scaglionato in tappe non consequenziali:

  • Dotare scuole e famiglie delle necessarie infrastrutture e di un’adeguata connessione Internet;
  • Fornire devices (tablet e pc) a chi ne è sprovvisto;
  • Promuovere corsi di formazione (DDi e Dad) operativi per docenti;
  • Incoraggiare l’interazione fra le scuole;
  • Sul piano formativo diminuire lo spettro delle materie insegnate, personalizzare gli itinerari formativi e valutare, anche trasversalmente, le capacità dell’alunno, obiettivo quest’ultimo che in particolare la Dad può raggiungere dando maggior risalto all’interazione fra studenti e alla capacità di affrontare e risolvere, individualmente e collettivamente, degli imprevisti;
  • Incentivare un ottimo software di gestione della classe digitale in grado di: monitorare gli alunni; condividere lo schermo; livellare le disparità fra studenti; identificarsi come un multi-dispositivo in grado di controllare tutti i siti web aperti in classe e di aggiornarsi da remoto; inoltre deve essere semplice e intuitivo in modo che anche i genitori possano usarlo per avere notizie sui propri figli.

Al di là delle già citate obiezioni ideologiche e degli ampi margini di miglioramento, digitali e culturali, è innegabile che il dramma del Coronavirus, nella sua tragicità, abbia varato un nuovo modo di fare scuola che non può essere negato ma solo superato (o trasformato) dialetticamente.
La Dad è tratta.

Germano Innocenti

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