Le varianti stanno rendendo il covid 19 ancora più letale, ma una in particolare preoccupa il sistema Italia: quella inglese. Il governo sta studiando nuove misure restrittive che potrebbero inevitabilmente riguardare anche la scuola.
PERICOLO CHIUSURE –Sulla questione ha fatto il punto il presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli, intervenuto a margine della trasmissione ‘Mezz’ora in più’ su Rai3: «Nella prossima settimana la variante inglese diventerà prevalente nel Paese. L’indice di trasmissibilità è del 39% superiore e questo è un dato di questa settimana. Fortunatamente al momento il riverbero sul numero dei contagi è stato limitato, non abbiamo avuto un’esplosione di nuovi casi. Credo che andare ad agire in maniera selettiva sulle aree possa essere una strategia, anche perché non esiste solo la variante inglese ma anche quella sudafricana e brasiliana». Il Cts è preoccupato dal diffondersi delle nuovi varianti, facilmente trasmissibili proprio da persone di giovane età. Anche le regioni chiedono restrizioni specifiche per i territori, ma nel contempo vogliono che sia riconosciuta una numerazione di rischio specifica per la scuola: «Nel quadro della situazione epidemiologica generale e territoriale, sarebbe necessario qualificare l’attività scolastica (al pari delle altre attività) con un’apposita numerazione di rischio. Occorre, in ogni caso, implementare le forme di congedo parentale nonché prevedere ulteriori risorse economiche a sostegno dei genitori nel caso di chiusura delle scuole di ogni ordine e grado per aggravamento della situazione epidemiologica» – questo è un estratto della bozza che verrà presentata dalle regioni al governo.
SCENARI – Ad onor del vero, parecchie scuole stanno già chiudendo in diverse zone d’Italia, ma nei prossimi giorni i bacini circoscritti potrebbero diventare aree più estese. Sia il nuovo Ministro dell’Istruzione Bianchi che il premier Draghi vorrebbero tenere le scuole aperte, ma non c’è ancora chiarezza sulle mosse e le misure che verranno adottate. Dopo un primo vertice tra il Ministro e il Cts sarebbe emersa la volontà di vaccinare in maniera prioritaria i docenti più anziani, con tamponi per tutti in caso di eventuali focolai. In questa vicenda un ruolo fondamentale lo reciterà proprio il vaccino: non è affatto da trascurare infatti un cambio di strategia sul piano di vaccinazione. Prendendo spunto proprio dal modello inglese, l’obiettivo sembra essere quello di somministrare subito per tutti una sola dose del vaccino AstraZeneca destinato al personale scolastico. Contrariamente a quanto deciso in origine dunque, non si dovrebbe aspettare il richiamo, ma procedere prima alla vaccinazione di tutti i docenti. A questo si aggiunge la richiesta delle Regioni, le quali ritengono necessario che ogni territorialità sia messa nelle condizioni di poter garantire la vaccinazione ai propri insegnanti (residenti e assistiti) indipendentemente dalla circoscrizione in cui prestano servizio.
Luca Palmieri