Nel discorso tenuto alle Camere il 24 febbraio il premier Mario Draghi ha parlato di «una revisione del disegno del percorso scolastico annuale»; dopo una breve ricapitolazione dei numeri della pandemia, fra i quali spiccano l’aumento dei “nuovi poveri” (dal 31 al 45% nel nuovo anno) e la crescita della disoccupazione, soprattutto fra giovani e donne, il Primo Ministro ha evidenziato come si debba garantire un ritorno a scuola in sicurezza e un recupero delle ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto al Mezzogiorno dove la Dad è stata meno efficace.
CRITICITÀ – Il presidente del Consiglio si è soffermato in particolare sulle scuole secondarie di secondo grado e partendo dalla prima settimana di febbraio, che avrebbe garantito il servizio solo al 61% degli studenti di scuola superiore, ha evidenziato i limiti di una Dad in grado di assicurare la continuità scolastica ma a prezzo di inevitabili disagi e disuguaglianze. Difatti, nonostante i 180 milioni di euro stanziati in tecnologia dal Ministero dell’Istruzione, le disparità fra regione e regione, scuola e scuola, restano rilevanti, soprattutto in termini di infrastrutture e preparazione dei docenti.
Anche la ricerca Censis di giugno evidenziava in effetti come, nei mesi “caldi” della pandemia, dallo 0 al 10% degli studenti non avessero usufruito correttamente della Dad, in particolare i discenti con difficoltà o bisogni educativi speciali.
LE REAZIONI – Il discorso di Draghi incassa una reazione tiepida da parte dei sindacati; da un lato Flc e Cgil obliterano la necessità di porre rimedio al danno culturale subito dai ragazzi per la pandemia ma dall’altro contestano all’ex presidente della Bce “una mera operazione ragionieristica”, tesa a un ampliamento generalizzato del calendario che non tenga conto delle differenti realtà regionali e scolastiche. Molto simile la posizione della Cisl che assegna in prima istanza alle scuole la verifica delle modalità di recupero delle ore perse, soprattutto per quanto riguarda gli istituti secondari di secondo grado.
Negativi e senza chiaroscuri invece i commenti di insegnanti e presidi, che nell’affermazione del premier di “allineare il calendario scolastico con le esperienze della pandemia”, hanno letto un implicita punizione al corpo docente accusato di aver fatto troppo poco, soprattutto al Sud.
ORIENTAMENTO PROGRAMMATICO – La scuola è centrale negli obiettivi di crescita del Governo, anche come fattore di coesione sociale e territoriale, per le politiche attive del lavoro e per l’inclusione sociale. La formazione del personale docente va affiancata a un adeguato investimento tecnologico anche per evitare di sprecare gli ingenti finanziamenti europei destinati all’istruzione.
Sotto questo punto di vista la Dad resta fondamentale per il primo Ministro: «Occorre infine costruire sull’esperienza di didattica a distanza maturata nello scorso anno, sviluppandone le potenzialità con l’impiego di strumenti digitali che potranno essere utilizzati nella didattica in presenza».
Germano Innocenti