QUESTO CONCORSO NON S’HA DA FARE

da | Ott 6, 2020 | IN PRIMO PIANO

Non si può non ammettere che una delle questioni più urgenti e sentite del mondo della scuola è la necessità di stabilizzazione del precariato. Tanti sono i docenti che, attraverso le pratiche delle supplenze annuali occupano cattedre vacanti, al 30/6 o al 31/8, garantendo il regolare svolgimento dell’anno scolastico. Le istanze di questi docenti spingono i vari governi a cercare delle soluzioni che riconoscano il lavoro da loro svolto, dandone il giusto peso.
Va in questa direzione l’indizione del concorso straordinario, bandito per 32,000, che inizierà il prossimo 22 ottobre, come pubblicato il Gazzetta Ufficiale in data 29/09. Il primo dei concorsi della scuola è riservato a coloro che hanno almeno 3 anni di servizio, di cui uno sulla classe di concorso per cui si intende partecipare.
Ma sono tutti concordi con la necessità dei concorsi? Analizziamo i diversi punti di vista.

CONCORSO PER TITOLI E SERVIZI – molti docenti precari e autorevoli esponenti dell’opposizione sottolineano come, in virtù dell’esperienza dimostrata sul campo, il concorso selettivo possa essere sostituito da un concorso più agevole, per soli titoli e servizi. Alcuni dei sostenitori di questa posizione sono propensi anche a prevedere, a conclusione del concorso, lo svolgimento di un anno di prova con una prova finale, diversa da quella attuale, per ufficializzare la presa del ruolo. Dal versante opposto, in cui si colloca apertamente il Ministro dell’istruzione Lucia Azzolina, viene rivendicata la necessità di garantire concorsi biennali per immettere in ruolo professori formati e selezionati tramite concorsi agevolati ma seri

PARITARIE DI SERIE B? – Un altro forte punto di attrito del concorso straordinario è la discriminazione perpetrata ai danni dei docenti delle scuole paritarie. La procedura concorsuale, infatti, prevede che per poter accedere al ruolo i 3 anni, di cui uno su classe di concorso specifica, debbano essere stati svolti nelle istituzioni pubbliche. I docenti delle scuole paritarie, in possesso degli stessi requisiti, possono solo prendere parte alla procedura abilitante, vedendosi preclusa la possibilità del ruolo. Questa decisione ha destato più di una perplessità, essendo le scuole paritarie considerate, in tutto e per tutto, come le scuole pubbliche, sia per i titoli che rilasciano agli studenti, sia per i punteggi nelle graduatorie o per i concorsi.

CONCORSO IN PANDEMIA – il punto più scottante riguarda l’opportunità di sostenere un concorso in pandemia, con il governo che si appresta, sembrerebbe, a prorogare lo stato di emergenza al 31 dicembre. Se da un lato è vero che i concorsi sono attesi da almeno un anno e sono fondamentali per la regolamentazione del personale docente, ci si domanda se non fosse più saggio attendere una situazione sanitaria meno preoccupante, anche in conseguenza dell’aumento dei casi negli ultimi giorni. Il dicastero della Azzolina controbatte, come ha anche fatto durante il question time alla Camera del 30 settembre, rimarcando che le prove saranno svolte in assoluta sicurezza. Citando le sue stesse parole: <<grazie alla distribuzione territoriale, alla scansione temporale delle prove e ad un’accurata e precisa organizzazione, non ci sarà alcuna forma di assembramento o concentrazione di candidati>>.
Regole e protocolli a parte, resta sempre il dubbio che un eventuale slittamento di qualche mese avrebbe potuto giovare maggiormente i candidati: non è da sottovalutare, infatti, il rischio che molti aspiranti docenti si vedranno impossibilitati a prendere parte alla procedura selettiva perché affetti da sintomatologia riconducibile al COVID oppure in quarantena. E come si potrà, a quel punto, garantire loro il diritto alla partecipazione al concorso?

porf. Giuseppe Marino

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