14 settembre 2020: in molte regioni di Italia è suonata la prima campanella scolastica dopo il lockdown forzato causa COVID. Nella consapevolezza della pluralità delle esperienze, da chi annunciava una catastrofe imminente al tono trionfalistico del miracolo avvenuto, la scuola pubblica italiana ha riaperto i battenti. Cerchiamo di capire le prime impressioni in merito alla riapertura.
QUANTE “ITALIE”? – Non si può raccontare un unico film, non esiste un’unica e solo verità assoluta, perché basta guardarsi intorno per constatare quanto sia variegato il mondo della scuola: circolano già video, più o meno recenti, di ragazzi che usano le sedie con le rotelle come autoscontro; ci si è indignati per una scuola primaria ligure che ha fatto sedere i bambini per terra, usando le sedie come banchi; un’analoga foto è circolata di studentesse ben più grandi. Si racconteranno tante versioni di un unico film, e anche questa versione non ha la presunzione di essere esaustiva, ma è solo una delle tante narrazioni possibili.
UN CASO SPECIFICO: ROMA – Guardando sul territorio romano, sono tante le situazioni che i vari Dirigenti Scolastici hanno messo in campo per riprendere la didattica: c’è chi ha previsto un’alternanza di lezioni in presenza e a distanza; chi ha allungato l’orario delle lezioni, prevedendo doppi turni; da una parte ci sono stati i dirigenti prudenti, che hanno preferito posticipare la prima campanella a dopo le elezioni mentre dall’altra abbiamo avuto i coraggiosi, coloro i quali, pur non avendo ancora tutto sotto controllo, hanno voluto fortemente dimostrare che la scuola era già pronta per raccogliere questa sfida. E non mancano scuole in cui ci sono classi che, appena aperto, hanno dovuto chiudere a causa dei primi casi di COVID.
LE SENSAZIONI DEI RAGAZZI E DELLE RAGAZZE – Quello che è certo è che, a prescindere dalle proprie ideologie e dagli sterili trionfalismi, gli occhi dei ragazzi nel potersi ritrovare valgono tutta la pena dell’inizio di un anno così particolare. Molti ragazzi sono più spaventati dei docenti stessi, altri percepiscono il fastidio di un regolamento così stringente quando hanno comportamenti diversi una volta usciti dall’edificio scolastico; ancora, alcuni lamentano che, a causa dei nuovi turni, dovranno rivedere i loro impegni pomeridiani. Resta però una grande verità universale: tra dubbi e incertezze, i ragazzi volevano riprendere possesso dei loro banchi, anche senza il famoso compagno di banco, gli studenti e le studentesse, per quanto la didattica a distanza abbia aiutato in un momento di crisi, volevano fortemente ritornare ad una nuova normalità, a cui tutti, volenti o nolenti, ci abitueremo. E allora ben vengano le lamentale e i toni di merito, i rischi calcolati ma con le giuste e dovute precauzioni. La nuova normalità ci aspetta dietro il cambiamento, e noi la faremo nostra, perché tutti i cambiamenti spaventano all’inizio ma poi ci si abitua, e ci sembra che sia sempre stato come prima del cambiamento.
Buon anno scolastico a tutti