Dopo aver illustrato i pilastri su cui si poggia il merito, è necessario entrare maggiormente nello specifico. Vista l’importanza nodale che il merito riveste nell’ambiente scolastico, interroghiamoci se lo si possa considerare un valore oggettivamente misurabile e come possa avvenire tale indicizzazione:
Young fornisce la formula risolutiva del merito che si esprime nell’equazione :
I+E= M
Nella formula la I rappresenta l’intelligenza e più precisamente le qualità intrinseche di ciascuna persona:
- Le sue capacità cognitive, come abilità nel capire, interpretare, selezionare e analizzare le informazioni in modo produttivo.
- La capacità di intelligenza emotiva.
- La Leadership.
La E che sta per “effort”, rappresenta l’impegno di ogni singola persona.
Le caratteristiche della formula riassumono perfettamente doti e qualità che contraddistinguono ogni persona: l’intelligenza, la passione il talento e la volontà, elementi distintivi che assumono un valore specifico determinante in ogni intervento educativo, che permetta ad ognuno di divenire un Leader, (Anche solo di se stesso, attraverso l’autenticità del proprio percorso di vita). Secondo Young, quindi, le società meritocratiche posizionano una nuova enfasi sulla persona, che diviene così l’unica artefice del proprio destino. Questo discorso che all’apparenza può sembrare molto complesso e a tratti “astratto”, trova le sue basi scientifiche nei maggiori studi contemporanei della psicologia. Con l’intento di rendere ancora più chiaro quanto finora espresso, si osserverà un esempio pragmatico di un leader sportivo, molto conosciuto a tutti: Roger Federer; analizzando una parte dell’intervista rilasciata dal campione al quotidiano spagnolo “Marca”, nel giugno del 2013: Il giornalista argomentava: “Lei ha sempre avuto un grande servizio, un ottimo dritto, una buona volée, e molta varietà nei colpi a effetto. Il suo punto debole sembrerebbe essere il rovescio”. R.F., rispose: “Vede, io avevo due possibilità: potenziare le qualità, o migliorare le debolezze. Scegliendo questa seconda opzione, mi sarei trasformato in un tennista troppo prevedibile. Alla fin fine, però, sono le mie qualità a pagare le bollette. E non mi ci vedo, come fanno certi giocatori, a provare migliaia di volte lo stesso colpo cercando di non sbagliare mai e di migliorarlo.” Ecco la più semplice traduzione dell’equazione della meritocrazia espressa dal sociologo britannico. Ora alla luce delle sue ricerche e dei suoi studi il caro Young lancia un monito che, per ogni pedagogista, o un appassionato di educazione, appare piuttosto chiaro: Il punto nodale del costrutto della Meritocrazia è rappresentato dalla Persona: da intendersi (come in ogni intervento educativo degno di nota) come uno svelarsi incessante di cuore e ragione, che chiede in ogni tempo un’opera di consapevolezza autentica e responsabile. Ed è lo stesso “Intervento educativo” che ogni volta assume il connotato di una sfida: “Sfida che consiste nel far emergere il potenziale educativo proprio e deliziosamente personale di ogni studente”. Quindi la meritocrazia si realizza attraverso l’esplosione personale del proprio talento, fatto e atto che può avvenire attraverso ogni intervento educativo che per essere tale viene ad assumere l’importanza di una sfida: quella educativa.
Dott.ssa Maria Gioia Pierotti
Pedagogista e docente presso MIUR