La riapertura delle scuole è sempre un momento di forte tensione: rimettere in moto la macchina organizzativa, adeguando la scuola a continui cambiamenti, richiede collaborazione, elasticità e buona volontà Quest’anno, post emergenza, emergono problematiche ancora più incidenti, vista la peculiarità della situazione attuale. Vediamo, di seguito, quali sono i punti critici in merito alla ripartenza in sicurezza.
PRIMA CAMPANELLA – Manca poco al suono della prima campanella per le scuole di ogni ordine e grado. La maggioranza delle regioni, come consigliato dal Ministero dell’Istruzione, ha fissato il primo giorno di lezione per il 14 settembre, mentre alcune altre, come Puglia e Calabria, hanno deciso di posticipare l’inizio dopo la fine delle elezioni; ancora diversa la posizione di regioni come la Campania e il Lazio, indecise se confermare la data stabilita oppure optare per un rinvio. Le incertezze sono legate non solo all’aumento dei casi COVID delle ultime settimane, ma anche alle elezioni del 20 e del 21 settembre, che, di fatto, farebbero richiudere le scuole dopo pochi giorni dall’apertura. Ecco perché alcune regioni si stanno distanziando dall’indicazione ministeriale e stanno propendendo per iniziare il giorno 24 settembre (si ricorda, infatti, che il Ministero può solo fornire un indirizzo di scelta, in quanto la decisione è regionale)
LINEE GUIDA ESAUSTIVE? – Ancora al centro del dialogo politico, una polemica in atto tra il Ministero e molti Dirigenti Scolastici in merito alla ripartenza. In particolare, all’inizio dell’estate la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha pubblicato delle linee guida, di cui ci occuperemo in un prossimo articolo, che regolamentavano il ritorno a scuola. Molti Dirigenti Scolastici, però, ne hanno lamentato alcuni aspetti: da un lato, le reputano poco chiare ed incisive, spesso confuse, investendo le istituzioni scolastiche di responsabilità troppo elevate; dall’altro, i presidi temono per le responsabilità in merito alla sicurezza del personale e di studenti e studentesse e per eventuali ripercussioni giuridiche.
RILEVAZIONE DELLA TEMPERATURA CORPOREA – Ulteriore punto nevralgico è l’accertamento della presenza dei sintomi da parte degli studenti e delle studentesse. Il Ministero ha previsto il divieto d’accesso all’edificio scolastico per chiunque abbia una temperatura corporea superiore a 37,5 gradi o presenti sintomi riconducibili al COVID. In merito alla misurazione, è lasciato alle famiglie l’incarico di accertarsi della temperatura dei propri figli, rendendo di fatto non obbligatorio l’uso delle colonnine nei vari edifici scolastici. Questo punto ha suscitato numerose polemiche: i detrattori di tali scelte, infatti, sottolineano come spesso i genitori tendano a portare i figli a scuola, anche in condizione febbrile, per poter lavorare. Spingono, quindi, all’obbligo di misurazione prima dell’ingresso dell’edificio scolastico. I sostenitori della posizione opposta, tra cui lo stesso Ministero, sottolineano invece che le famiglie vadano responsabilizzate, alla luce del patto di corresponsabilità, e soprattutto che la misurazione della temperatura corporea debba avvenire prima di arrivare a scuola, per evitare il contagio sui mezzi pubblici.
MASCHERINA SI’, MASCHERINA NO: – Se è chiaro che, nel caso in cui non sia possibile rispettare il metro di distanza viga l’obbligo di indossare la mascherina, alla data attuale ancora non è stato regolamentato se l’obbligo di mascherina, specie per gli studenti delle secondarie, sia da estendersi anche nei casi in cui il distanziamento sia garantito. Inoltre, è argomento recente che, se in un primo momento il Comitato Tecnico Scientifico si fosse espresso in maniera contraria alle mascherine di stoffa, adesso ci sia stata una maggiore apertura in tal senso.
INDAGINI DI SIEROPREVALENZA – Crea scompiglio anche la posizione in merito ai test sierologici: sebbene non siano obbligatori nemmeno per i docenti e il personale ATA, molti addetti ai lavori del mondo scolastico si chiedono se non sia il caso di sottoporre anche gli studenti a delle indagini cliniche. Le preoccupazioni principali sono legate al fatto che, soprattutto in questa fase, i casi più conclamati e, quindi, i possibili vettori, sembrano essere i giovani di ritorno dalle vacanze o avventori delle discoteche. Inoltre, destano preoccupazione anche i lavoratori fragili, in quanto il corpo docente è prevalentemente adulto e, quindi, esposto a maggiori rischi.
prof. Giuseppe Marino