Negli ultimi mesi l’intera popolazione italiana si sta abituando a nuovi acronimi che stanno dettando i ritmi delle proprie vite e scandendo delle nuove routine. Tra questi, il mondo della scuola si è ritrovato a cimentarsi nella DAD, la didattica a distanza, per continuare a garantire agli studenti di ogni fascia di età il diritto allo studio, sancito dalla Costituzione. In tale ottica, i docenti sono chiamati a cimentarsi con delle nuove metodologie e a capitalizzare i risultati di corsi di formazione che, da un decennio a questa parte, hanno sempre più interessato la digitalizzazione e l’informatizzazione delle procedure burocratiche e delle prassi didattiche. Fino a che punto, però, la didattica a distanza può essere considerata un obbligo da parte di ogni singolo docente? Esiste un vincolo formale o è piuttosto una questione di etica e di sensibilità personale? Può inoltre la didattica a distanza rivelarsi un effettivo strumento valido per aiutare alunni e famiglie? Cerchiamo di fare chiarezza
LE SCUOLE DI PENSIERO- È una sfida senza precedenti, che sta sempre più dividendo il mondo scolastico in due scuole di pensiero antitetiche: da un lato, i detrattori di tali pratiche ne sottolineano l’inadeguatezza, che deriva dall’impossibilità di raggiungere tutti gli studenti e dai limiti che impone nella fruizione da parte dei ragazzi BES, DSA e con disabilità; dal versante opposto, i sostenitori di tali prassi ne rilevano, invece, non solo le potenzialità da un punto di vista tecnologico, grazie all’utilizzo di piattaforme e video lezioni che tutelano sia l’ambito didattico che quello relazionale, ma soprattutto vedono nella DAD un modo per dimostrare vicinanza a studenti e famiglie. In un momento di generale smarrimento delle certezze e delle abitudini pregresse, difatti, la scuola è chiamata ad assolvere quel ruolo sociale, che è vincolata a svolgere sulla base del patto formativo di corresponsabilità con le famiglie, che la rende un’istituzione necessaria non solo da un punto di vista didattico, ma anche emotivo e relazionale.
PAROLA AL MINISTERO- Posizioni ideologiche a parte, dopo una prima fase di transizione, regolata dal PDCM 4 marzo 2020, che vincolava i soli Dirigenti Scolastici ad attivare «…per tutta la durata della sospensione delle attività didattiche nelle scuole modalità di didattica a distanza, avuto anche riguardo alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità », il decreto legge 8 aprile 2020 afferma: «… In corrispondenza della sospensione delle attività didattiche in presenza a seguito dell’emergenza epidemiologica, il personale docente assicura comunque le prestazioni didattiche nelle modalità a distanza, utilizzando strumenti informatici o tecnologici a disposizione».
LA DAD NELLE CASE DI TUTTI- Di fatto, quindi, il nuovo decreto vincola i docenti all’obbligo della didattica a distanza, lasciando al singolo insegnante la libertà docimologica di scelta delle metodologie, delle piattaforme, dei materiali e delle tempistiche, sebbene la nota del 17 marzo 2020 sottolineasse che «… il solo invio di materiali o la mera assegnazione di compiti, che non siano preceduti da una spiegazione relativa ai contenuti in argomento o che non prevedano un intervento successivo di chiarimento o restituzione da parte del docente, dovranno essere abbandonati, perché privi di elementi che possano sollecitare l’apprendimento. La didattica a distanza prevede, infatti, uno o più momenti di relazione tra docente e discenti, attraverso i quali l’insegnante possa restituire agli alunni il senso di quanto da essi operato in autonomia, utile anche per accertare, in un processo di costante verifica e miglioramento, l’efficacia degli strumenti adottati, anche nel confronto con le modalità di fruizione degli strumenti e dei contenuti digitali – quindi di apprendimento – degli studenti, che già in queste settimane ha offerto soluzioni, aiuto, materiali. E’ ovviamente da privilegiare, per quanto possibile, la modalità in “classe virtuale”».
È quindi sempre più necessario che il corpo docenti cerchi delle soluzioni alternative alle forme di didattica asincrona, privilegiando momenti di scambio “de visu” che provino a cercare di tutelare non solo l’aspetto didattico, ma soprattutto quello emotivo e relazionale degli studenti di ogni fascia di età.
Prof. Giuseppe Marino
Docente Lingua Inglese e Spagnola
Scuola Media Superiore